Chieti: giornata di studi su “D’Annunzio e l’estetica della comunicazione”

“D’Annunzio e l’estetica della comunicazione”: giornate di studi organizzate dall’ Università degli Studi G. d’Annunzio a Pescara e Chieti

Gabriele d’Annunzio è stato un profondo innovatore, tanto sul piano letterario, quanto su quello estetico e culturale. In anticipo rispetto al Futurismo e alle avanguardie artistiche europee, d’Annunzio maturò una consapevolezza assoluta della centralità comunicativa del gesto e del testo, palesando una modernità protonovecentesca foriera di tentativi di emulazione e rilievi critici, attestati anche dall’attenzione rivolta al poeta dai primi studiosi dei fenomeni di massa, come Scipio Sighele, Gustav Le Bon, Robert E. Park, Walter Lippmann, Vilfredo Pareto.
Dal romanzo alla lirica, passando per il dramma, la novella, la cronaca e la prosa memoriale, l’intera produzione letteraria di d’Annunzio risponde ad una precisa istanza comunicativa e mitopoietica, che sfrutta la lezione del passato (soprattutto quella dantesca) per risemantizzare il presente e trasfigurarlo, attento ad intercettare le istanze di un pubblico alla ricerca di rappresentazioni in grado di svelare il lato nascosto della realtà e alimentare il bisogno del sogno, sulla scia della poetica decadente e simbolista. D’Annunzio intuì le nuove potenzialità divulgative offerte dall’industria editoriale, dai giornali, dal cinema, dal teatro, dalla fotografia, dal telefono, ben consapevole degli effetti legati al diffondersi della Terza pagina, all’ascesa dell’automobile e dell’aeroplano, all’affermarsi della modernità urbana. Si pensi alla mole degli epistolari, alle cronache mondane, alle interviste, alle conferenze e ai discorsi, ai dibattiti sulle sue opere e delle sue imprese, particolarmente intensi durante gli anni della Capponcina, dell’esilio francese e dell’occupazione fiumana.
Ad oltre quarant’anni dalla pubblicazione del volume di Giorgio Fabre, D’Annunzio esteta per l’informazione (1981), appare dunque opportuno rivisitare il “pianeta d’Annunzio” alla luce dell’eredità comunicativa ed estetica dell’azione dannunziana, al netto delle strumentalizzazioni, delle banalizzazioni e degli ostracismi che ne hanno ostacolato una lettura obiettiva e distaccata.