Sono tante le reazioni alla notizia dei due cuccioli di Orso Marsicano morti in un invaso artificiale nel territorio di Scanno
I due cuccioli, entrambi maschi, avevano circa un anno e mezzo. A scoprirli è stato un cittadino che ha notato le carcasse galleggiare, insieme a quelle di una decina di rane. L’uomo ha subito avvertito i Carabinieri.
Il laghetto, utilizzato in passato come invaso per l’innevamento, è rivestito da teli di plastica sul fondo ed è recintato. Secondo una prima ricostruzione gli orsi sarebbero scivolati lungo le sponde lisce, non riuscendo più a risalire. Sul posto sono intervenuti i carabinieri forestali di Sulmona e dell’Aquila, il personale veterinario della Asl, i guardiaparco e i tecnici del Parco Nazionale. Le carcasse sono state sequestrate e saranno trasferite in giornata prima alla facoltà di medicina Veterinaria dell’Università di Teramo per alcuni approfondimenti diagnostici e poi all’Istituto Zooprofilattico per le analisi necroscopiche e tossicologiche che serviranno ad accertare con precisione le cause del decesso. Oltre all’annegamento, infatti, non si esclude la presenza di eventuali sostanze contaminanti nelle acque.
La procura di Sulmona ha aperto un fascicolo d’inchiesta, al momento contro ignoti, per fare luce su quanto accaduto. Al centro delle indagini anche lo stato dell’invaso e l’inefficacia delle misure adottate per metterlo in sicurezza, aspetto su cui è intervenuto anche il WWF sollevando dubbi sulla gestione del bacino e chiedendo interventi strutturali urgenti su tutto il territorio.
Dante Casera WWF Abruzzo: “Quanto accaduto è molto grave: perdere due orsi su una popolazione di circa 60 individui mette a rischio la sopravvivenza delle specie, queste strutture sono delle vere e proprie trappole mortali per tutte le specie”
I due cuccioli sono stati trovati in località Colle Rotondo, a circa 1.600 metri, non lontano dalla ex stazione sciistica oggi dismessa, in una zona esterna a quella del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Il direttore del Pnalm, Luciano Sammarone, ha precisato che non si tratta dei figli dell’orsa Amarena.
L’invaso artificiale di innevamento di Scanno era già stato oggetto di interventi di messa in sicurezza da parte dell’associazione Salviamo l’Orso, nel 2021. Erano state installate quattro griglie metalliche poggiate sulle sponde dell’invaso, scivolose a causa dei teli in plastica. Le stesse, però, erano state distrutte dal peso della neve e del ghiaccio che in inverno ricopre l’invaso. Proprio in considerazione dell’esito dei precedenti interventi le associazioni Rewilding Apennines e
Salviamo l’Orso, insieme al Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (Pnalm) e al Comune di Scanno, responsabile della gestione dell’infrastruttura, stavano definendo gli interventi per la messa in sicurezza definitiva che doveva necessariamente riguardare la recinzione dell’invaso, anche a
tutela della pubblica incolumità, perché la stessa aveva diversi problemi di tenuta, tanto che gli orsi sono riusciti a superarla e ad accedere alle sponde.
“Tanto lavoro è stato svolto, e viene svolto continuamente, dal Parco e dalle associazioni Salviamo l’Orso e Rewilding Apennines, col censimento e la messa in sicurezza di decine di situazioni analoghe, soprattutto dopo il tragico evento della Serralunga del 2018. – sottolinea il Pnalm in una nota – Difficile testimoniare lo stato d’animo di ognuno di noi per questa terribile perdita. Non si tratta di dispiacere, ma di un dolore profondo che scatena mille domande. L’evento nefasto ancora una volta ci ricorda quanto complessa e delicata è la sfida della conservazione, di cui ci facciamo carico, lavorando però all’interno di un quadro normativo che ci dà la responsabilità della tutela senza darci i mezzi giuridici adeguati ad affrontare tutte le situazioni, tenuto conto che ci
sono anche altre Istituzioni che hanno la titolarità degli interventi, sia all’interno sia nei territori contermini al Parco”.
Dal 1970 ad oggi sono stati registrati 139 decessi tra gli orsi marsicani e circa l’80% di questi animali è morto per cause umane, illegali (bracconaggio) o accidentali. Il 48% dei decessi è causato da episodi di bracconaggio (colpi d’arma da fuoco, trappole o veleno) e il 32% da cause accidentali (incidenti stradali e annegamento): nel complesso, dunque, l’80% degli orsi trovati morti è stato ucciso in questi ultimi 55 anni da cause umane.
“È vergognoso – sottolinea il WWF Italia – che dopo i due tragici episodi del 2010 e del 2018, in cui due femmine e tre cuccioli morirono in una vasca per la raccolta dell’acqua in località Le Fossette, tra Balsorano e Villavallelonga, vi siano ancora strutture abbandonate che si trasformano in vere e proprie trappole mortali per gli orsi e per altri animali. Ben 7 orsi negli ultimi 15 anni sono morti annegati in strutture colpevolmente non messe in sicurezza”.
