Proseguono i commenti sulla crisi delle spiagge: per Sib Confcommercio è colpa del carovita. “In Abruzzo contiamo le pecore” esclama Padovano
Da qualche giorno non si fa che parlare della crisi delle spiagge italiane, la cui performance in termini di presenze turistiche a luglio sta destando reazioni e commenti. Se molti individuano la causa della flessione nell’aumento dei prezzi dei servizi e della ristorazione, i sindacati dei balneari si chiamano fuori e sostengono che l’origine vada cercata altrove.
“È sbagliato e truffaldino additare il calo del turismo italiano di luglio alle tariffe balneari. Riguarda anche le destinazioni balneari con le tariffe più convenienti come l’Emilia Romagna – ribadisce in una nota Antonio Capacchione, presidente nazionale di Sib Confcommercio – La causa vera è che le famiglie italiane sono in grande difficoltà.
Salari dimezzati negli ultimi 30 anni a causa della inflazione (il salario reale è addirittura inferiore a quello del 1990). Le spese obbligatorie (casa, assicurazioni, bollette, energia, ecc.) hanno raggiunto il 42,2% del reddito complessivo, mentre la pressione fiscale è arrivata al 42,6%. Il turismo è una variabile dipendente dell’economia. Accusare gli stabilimenti balneari di tutto questo è semplicemente indecente. Un tentativo truffaldino di deviare l’attenzione dell’opinione pubblica dai reali motivi della difficoltà delle famiglie italiane. Un comodo capro espiatorio per non affrontare i problemi del Paese”.
Dall’Abruzzo gli fa eco Riccardo Padovano, presidente regionale del Sib Confcommercio:
“Siamo nel periodo più turistico dell’anno, ma non c’è gente: siamo qui a contare le pecore… A
luglio abbiamo registrato un meno 25% nei consumi rispetto allo stesso mese del 2024. Tutto sommato – dice Padovano in un’intervista all’ANSA – gli abbonamenti stagionali sono invariati, ma molti clienti non vengono in spiaggia perché andare al mare, ormai, costa. Il problema non è il caro ombrelloni, ma il carovita. Da qui, l’effetto spiagge vuote a cui stiamo assistendo questa estate.
Mancano i turisti. La situazione è la stessa su tutta la costa, non ci sono zone che si salvano. La gente non viene al mare perché sono aumentati i costi in generale. Anche i bed and breakfast e gli alloggi della zona hanno registrato una flessione e si stima che il 30% sia rimasto vuoto. Non è una fuga verso altre mete, le persone non si stanno proprio muovendo. Io, ad esempio, ho allestito nuove palmette per i giornalieri, ma non le sto affittando. Il giornaliero è venuto completamente meno. C’è un po’ più di movimento nei fine settimana, ma parliamo di persone del posto e considerando che siamo nel periodo più turistico dell’anno c’è davvero poca gente. Anche le altre zone, a partire dall’Emilia-Romagna, stanno soffrendo, ma da noi l’impatto è maggiore”.
Padovano sottolinea che bisognerebbe lavorare meglio sulla promozione del territorio.
“Le mete da cui dobbiamo attrarre turismo sono quelle del Nord Europa, come Danimarca, Norvegia, Svezia. Con quei turisti in bassa stagione potremmo offrire prezzi vantaggiosissimi”.
Tra le criticità analizzate dal presidente del Sib c’è anche il collegamento marittimo con la Croazia:
“Deve essere ripristinato a tutti i costi. Non può essere che siamo bloccati a causa dei problemi legati al mancato dragaggio, che non consente di ripristinare una linea così importante. Questo non è un problema solo di Pescara, ma di tutto il nostro territorio. La nostra regione è bellissima, ma non siamo bravi a promuoverla. È questo l vero dramma dell’Abruzzo”.