Abruzzo: covid e vertenze, si prospetta un autunno caldo

Sono oltre cento le vertenze aziendali che, in Abruzzo, coinvolgono migliaia di lavoratori: la crisi innescata dal Covid aumenta il rischio di delocalizzazione. L’allarme della Cgil regionale.

Sono oltre cento le vertenze aziendali in corso in Abruzzo: a quelle vecchie, come Honeywell, Intecs o Pilkington, si sono aggiunte quelle  nuove innescate dalla crisi dovuta al Covid-19: Yokohama e Betafence. Il risultato è che, in questo Ferragosto 2020, in tutta la regione ci sono migliaia di lavoratori senza certezze sul futuro e diverse crisi aziendali che sembrano anticipare un autunno caldo.

“La situazione è pesante – ha dichiarato il segretario regionale Cgil Abruzzo Molise, Carmine Ranieri – ci sono multinazionali che hanno annunciato la chiusura. È un segnale molto preoccupante: con la crisi Covid potremmo avere realtà che, per scelte puramente aziendali, decideranno di ridurre la filiera e delocalizzare. Alle vecchie vertenze che non hanno trovato soluzione se ne aggiungono di nuove, sono migliaia gli interessati. Inoltre, quando chiude una grande impresa, c’è sempre un effetto moltiplicatore negativo anche per l’indotto. A settembre ci sarà da lavorare intensamente, dovremo cercare di aiutare anche le piccole e medie imprese che hanno un ruolo fondamentale in Abruzzo. L’occupazione dovrebbe essere rilanciata anche con investimenti pubblici: penso al Masterplan, interventi che dovrebbero partire subito e che invece sono stati de-finanziati”.