Il decreto attuativo del governo sulla nuova definizione di “comune montano” accende lo scontro istituzionale e vede l’Abruzzo in prima linea, con l’opposizione regionale che alza il livello della battaglia
Nel Partito democratico, una posizione netta è arrivata da Manola Di Pasquale, delegata agli Enti locali, che ha annunciato la presentazione di una risoluzione in Consiglio regionale per impegnare la giunta Marsilio a contrastare criteri giudicati «profondamente sbagliati e dannosi».
Secondo le prime simulazioni, l’applicazione dei nuovi parametri rischia di escludere circa 50 comuni abruzzesi dallo status di “comuni montani”, con la conseguente perdita dell’accesso ai fondi nazionali: 200 milioni di euro l’anno a livello nazionale, risorse decisive per territori già segnati da spopolamento, carenza di servizi e isolamento infrastrutturale. In Abruzzo, su 227 comuni, solo 178 continuerebbero a beneficiare dei finanziamenti.
«Non siamo di fronte a un semplice aggiornamento tecnico – sottolinea Di Pasquale – ma a un disegno politico che tenta di far rientrare dalla finestra ciò che era già stato respinto dalla porta: un’operazione di eutanasia silenziosa dei piccoli comuni e delle aree interne».
Un riferimento esplicito al precedente tentativo di inserire criteri analoghi nel Piano strategico nazionale, poi accantonato. Nel mirino del Pd c’è l’impostazione del decreto, fondata quasi esclusivamente su parametri fisici come altimetria e pendenza.
«Sono criteri – spiega la delegata agli Enti locali – che penalizzano strutturalmente l’Appennino rispetto alle Alpi, ignorando fattori decisivi come l’accessibilità ai servizi, la fragilità socio-economica, la distanza dai presidi sanitari e scolastici. Il risultato è semplice: meno risorse, meno servizi, meno opportunità per il Centro-Sud».
Accanto alla Di Pasquale, il segretario regionale del Pd Daniele Marinelli, il capogruppo Silvio Paolucci e i consiglieri Antonio Di Marco, Dino Pepe, Pierpaolo Pietrucci, Antonio Blasioli e Sandro Mariani. La risoluzione che sarà depositata in Consiglio punta a vincolare politicamente la Regione Abruzzo a una presa di posizione netta in sede di Conferenza Stato-Regioni.
«Il punto politico è chiarissimo – conclude Di Pasquale –: invece di allentare i vincoli per sostenere i territori più fragili, il governo sceglie criteri che li escludono ulteriormente. Le aree interne non vanno accompagnate al declino, ma messe nelle condizioni di vivere, attrarre e crescere».