Dalla tre giorni a Bruxelles per la sessione plenaria dell’Assemblea Generale del Comitato Europeo delle Regioni la sensazione che l’Abruzzo possa godere di un ruolo sempre più centrale e non solo sul piano politico. Il Presidente Marsilio, al vertice del Gruppo Conservatori e Riformisti, detta la linea al tavolo del negoziato.
Difficile pensare a un’Europa davvero unita, senza tener conto dei territori, lo aveva intuito negli anni ’90 il noto economista francese ed ex Presidente della Commissione Europea Jacques Delors, al quale è dedicato il Palazzo del Comitato Europeo delle Regioni, a pochi passi dal Parlamento. Un’idea un po’ sfocata negli anni e per qualcuno tradita dall’Europa divorata dalla burocrazia e condizionata dalla logica del più forte. In questi tre giorni di lavoro intenso per la 23esima settimana delle Regioni e delle città, nell’ambito della 168esima sessione plenaria dell’Assemblea Generale del Comitato Europeo delle Regioni, al di là degli incontri e dibattiti su temi e progetti, un vero e proprio segnale di ribellione rispetto a una visione ancora molto lontana da quella di Delors. Il Quadro Finanziario pluriennale 2028-2034 sulla politica di coesione che ha in mente l’Unione Europea è un deciso passo indietro, in questa ottica. Si parla di semplificazione, ma solo in linea teorica, si insiste nella centralizzazione delle risorse da distribuire, con il rischio che gli Stati e le Regioni più ricche si prendano le fette più grandi della torta, lasciando gli altri a secco e si cancellano capitoli di spesa importanti come le quote destinate ai Comuni. Unanime il coro di protesta da parte di tutti i sei gruppi politici che compongono il Comitato, dalla Presidente ungherese Kata Tutto, ai capigruppo, tra questi il Presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, al vertice dell’ECR (Conservatori e Riformisti Europei), in una levata di scudi bipartisan della quale la Von Der Layen deve tenere conto da qui ai prossimi mesi. Il quadro è chiaro, sono tre i livelli di riferimento, le Regioni più ricche e sviluppate, quelle in transizione, tra cui l’Abruzzo, e le meno sviluppate; ognuno di questi livelli ha bisogno di una distribuzione di risorse mirata e non centralizzata, con il rischio che le meno sviluppate si riducano a raccogliere le briciole. Questi giorni, dunque, sono serviti principalmente a questo, intanto a votare in assemblea una risoluzione che manda un segnale chiaro all’Unione, sulla necessità di cambiare rotta, e poi, sul piano del negoziato, le sollecitazioni rivolte a Raffaele Fitto, in qualità di vice presidente della Commissione sulla politica di coesione, affinché questa non venga vista solo da un punto di vista tecnico, ma come condizione imprescindibile nella costruzione di un Europa sempre meno distante da suoi cittadini. La partita è aperta e nei prossimi mesi si saprà quanto il lavoro svolto, sul piano politico, da Marsilio e dai suoi colleghi, andrà a incidere sulle decisioni della Commissione Europea
