Chieti: processo delitto Albi, l’imputato scrive alla Corte d’Assise

Lettera a sorpresa indirizzata alla Corte d’Assise di Chieti dal principale imputato per l’omicidio di Valter Albi, avvenuto sulla strada parco di Pescara

 

“È l’ultima volta che presenzio a un processo che non mi appartiene, ribadisco la mia totale innocenza”.

Chiude così la sua lunga e accorata missiva indirizzata alla Corte, Cosimo Nobile, principale imputato nel Processo in Corte d’Assise a Chieti per l’omicidio dell’architetto Valter Albi e il ferimento grave dell’ex calciatore Luca Cavallito, nell’agguato al Bar del Parco di Pescara il primo agosto del 2022. Sostanzialmente dichiarazioni spontanee in quella che sarà l’ultima apparizione in aula per Nobile il quale ha deciso di attendere la sentenza in carcere dove sta scontando la pena per la rapina al Centro Agroalimentare di Villanova del luglio di quello stesso anno. Nobile evidenzia tutte le incongruenze evidenziate dal suo principale accusatore, Luca Cavallito e dal movente, il famoso carico di droga sul quale la stessa Procura ha proceduto all’archiviazione, facendo di Cavallito non più testimone assistito, in quanto indagato, ma semplice parte offesa. Nobile ha fatto anche riferimento ai tanti testimoni che quella sera lo hanno visto al Ristorante di Lido Oriente, all’ora del delitto, e ribadito di non essere un assassino:

“Uno sfogo condivisibile – ha spiegato il suo legale Luigi Peluso – da parte di una persona che sta vivendo, sulla sua pelle, un calvario infinito per una vicenda alla quale si ritiene assolutamente estraneo.”

Passa così in secondo piano la deposizione del perito della Polizia Scientifica Giovanni Tessitore, sulle misure antropometriche relative all’altezza del killer, basate sulle immagini e foto a disposizione, e la presunta compatibilità con Cosimo Nobile. Analisi ripetute, dopo le sollecitazioni della corte presieduta da Guido Campli, che evidenziano una debole compatibilità di +1 rispetto a una scala di equivalente da 0 a +5 e da 0 a -5. Si è molto dibattuto in aula sull’influenza data dal casco utilizzato nella perizia, simile a quello in sequestro che Tessitore ha dichiarato inutilizzabile per via della muffa. Ulteriori quesiti sono stati posti per un ulteriore approfondimento in vista della discussione che porterà il processo a sentenza e che dovrà essere ancora fissata:

“Approfondimenti più che legittimi quelli chiesti dalla Corte – ha dichiarato Sara D’Incecco Parte Civile di Luca Cavallito – che vanno comunque a sostenere l’ipotesi accusatoria che, ribadiamo, si fonda principalmente sulla limpida e netta deposizione del nostro assistito che non ha dubbio alcuno sul fatto che a sparare sia stato l’imputato principale di questo processo.”