Chieti: Operazione “Lampante”, maxi sequestro dei carabinieri forestali nel settore oleario

Una vasta operazione dei Carabinieri Forestali ha portato alla luce illegalità diffusa nel settore oleario della provincia di Chieti.

L’attività, denominata “Lampante”, è stata condotta nei mesi di ottobre e novembre dal Nucleo Carabinieri Forestale di Villa Santa Maria, con il coordinamento del Gruppo Carabinieri Forestale di Chieti e la collaborazione dell’Ispettorato del Lavoro di Chieti e del gestore idrico SASI.

I controlli hanno interessato l’intera filiera produttiva: raccolta, molitura, tracciabilità del prodotto finito, sicurezza dei lavoratori e gestione dei reflui. Per monitorare aree rurali e impianti sospetti è stato impiegato anche un drone, utile a individuare scarichi non autorizzati, collegamenti abusivi e attività non dichiarate.

Durante le ispezioni i Carabinieri Forestali hanno rinvenuto e sottoposto a sequestro due cisterne con 2.500 kg di olio dichiarato extravergine, che le analisi ufficiali hanno invece classificato come olio lampante e non idoneo al consumo umano. Il titolare è stato denunciato per vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine (art. 516 C.P.) poiché l’olio venduto come extravergine non rispettava i requisiti chimico-merceologici minimi.

Le verifiche documentali hanno inoltre portato a una denuncia per falsità ideologica in atto pubblico (art. 483 C.P.), poiché nel sistema SIAN risultavano registrate giacenze di olio classificato come extravergine pur non essendo conforme.

In un altro sito produttivo sono emerse gravi irregolarità nella gestione delle acque meteoriche e di dilavamento. Grazie al supporto della S.A.S.I. e all’impiego della fluorescina, è stato accertato che tali acque venivano convogliate, senza alcun trattamento, in tubazioni private che recapitavano in tombini collegati alla rete fognaria pubblica, in assenza della prescritta autorizzazione allo scarico e in violazione della normativa sulla gestione delle acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne a rischio di dilavamento di sostanze pericolose o pregiudizievoli per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici. Sono stati inoltre individuati diversi fori di scolo lungo il muretto perimetrale del piazzale, idonei a consentire lo sversamento di acque direttamente sul suolo e nelle cunette stradali adiacenti. Il responsabile è stato denunciato ai sensi del D.Lgs. 152/2006 per abbandono e deposito incontrollato di rifiuti.

All’interno di un opificio sono stati trovati 32 big bags contenenti fanghi della lavorazione (circa 30.000 kg), stoccati oltre i limiti temporali consentiti e non smaltiti secondo normativa, configurando deposito incontrollato e stoccaggio non autorizzato. Anche in questo caso, il rappresentante legale è stato denunciato.
In un’altra area sono state rinvenute sanse esauste abbandonate in modo incontrollato su 1.500 m² di terreno. Il titolare, responsabile della gestione del frantoio, avrebbe effettuato deposito e stoccaggio dei rifiuti senza autorizzazione, in violazione del Testo Unico Ambientale, con riferimento all’art. 255, del D.Lgs. 152/2006.
Nei magazzini di alcuni stabilimenti controllati sono state trovate confezioni di olio e contenitori privi delle principali informazioni obbligatorie previste dalla normativa, necessarie per garantire tracciabilità, trasparenza e corretta identificazione del prodotto. L’assenza di tali indicazioni – fondamentali per tutelare il consumatore – ha portato all’elevazione di sanzioni per oltre 40.000 euro ed alla notifica di 30 diffide.
L’Ispettorato del Lavoro ha inoltre rilevato manodopera irregolare, violazioni sulla sicurezza dei lavoratori e sull’uso dei mezzi agricoli, adottando tre provvedimenti di sospensione delle attività in attesa della regolarizzazione.

Nel corso dell’operazione è stato individuato anche un impianto completamente clandestino, privo di autorizzazioni allo scarico e di ogni forma di controllo ambientale. Il frantoio, invisibile ai sistemi ufficiali, operava in totale violazione delle norme sulla sicurezza alimentare e sulla gestione dei reflui. L’intera struttura è stata posta sotto sequestro preventivo a tutela della salute pubblica.
Nell’area sono state sequestrate inoltre diverse tonnellate di sansa e acque di vegetazione depositate senza requisiti, con potenziali rischi di infiltrazioni, cattivi odori e contaminazioni del suolo.

«La tutela dell’olio extravergine d’oliva, eccellenza del nostro territorio, richiede controlli rigorosi e continui», spiegano i Carabinieri Forestali. «Trasparenza della filiera, corretta gestione dei rifiuti e sicurezza dei lavoratori sono valori imprescindibili per garantire qualità e proteggere il paesaggio rurale abruzzese».

L’operazione “lampante” assume un ruolo di primo piano nel contrasto alle frodi agroalimentari e alle irregolarità ambientali, tutelando al contempo i numerosi produttori onesti che rispettano le norme e mantengono alto il prestigio dell’olio abruzzese. Un impegno fondamentale per proteggere consumatori, ambiente e la credibilità dell’intero comparto oleario regionale.