Visita ispettiva del coordinamento dei sindacati di Polizia penitenziaria nel carcere di Sulmona: “Un quadro a tinte fosche”
Il segretario nazionale Mauro Nardella e il segretario provinciale Gaetano Consolati hanno così
descritto la condizione emersa durante la visita ispettiva al carcere di Sulmona;
“Una situazione per niente bella, un quadro a tinte fosche”
La visita è stata guidata dal segretario generale del coordinamento nazionale polizia penitenziaria Spp, Aldo Di Giacomo.
I sindacati hanno rilevato celle prive di docce e acqua calda, guasti ricorrenti ai circuiti elettrici, scarsa aerazione, muffa sulle pareti, infiltrazioni d’acqua, impianti obsoleti, inadeguatezze rispetto a quanto previsto dall’ordinamento penitenziario. Inoltre mancano due cucine – la normativa ne prevede una ogni 200 detenuti – e sono insufficienti le cinque aule destinate alle udienze. Critica anche la dotazione di uffici e mezzi per la traduzione dei detenuti, ritenuta del tutto inadeguata.
Sul fronte del personale, la situazione non è migliore. Secondo il Cnpp-Spp, mancano all’appello circa 60 unità, mentre ne sono previste in arrivo solo 21, la cui destinazione resta ancora incerta.
“Servirebbero medici, psicologi, fisioterapisti, infermieri, oss, ragionieri e addetti alla manutenzione – hanno dichiarato i rappresentanti sindacali – ma il numero attuale è ancora troppo esiguo per garantire stabilità al sistema”.
I sindacati hanno inoltre denunciato la mancanza di un ospedale cittadino adeguatamente attrezzato e la carenza di personale delle forze dell’ordine operanti all’esterno del carcere. Preoccupante è anche la totale assenza di grate alle finestre delle celle, che favorisce l’introduzione illecita di oggetti non consentiti – come telefoni cellulari, droga e potenzialmente armi – tramite l’uso di droni.
Una situazione, quella del carcere di Sulmona, definita “per niente bella”, aggravata dalla recente rimozione del Comandante di Reparto della Polizia Penitenziaria del carcere, decisione giunta – secondo i sindacati – “come un fulmine a ciel sereno”.
“Le condizioni riscontrate – concludono i sindacalisti – portano a pensare che non sia il comandante a rendere la vita lavorativa difficile e al limite del collasso, ma le dimenticanze, le omissioni e l’assoluta inadeguatezza strutturale dell’istituto, diretta conseguenza di una cattiva gestione politica e amministrativa centrale”.
