Dai parenti dei politici al boom di idoneità al Concorso per 8 posti in Polizia Locale. Dopo l’uscita dalla fase di predissesto, con lo sblocco delle assunzioni, il Comune di Pescara sembra una sorta di “Eldorado” e fioccano le polemiche.
In una lunga intervista al Quotidiano “Il Centro”, questa mattina in edicola, l’ex Comandante della Polizia Locale del Capoluogo Adriatico Ernesto Grippo, ora a Roseto degli Abruzzi, pone l’accento sulle tante anomalie nel concorso per 8 vigili urbani dove i criteri sembrano salvaguardare più la quantità rispetto alla qualità:
“Sembra che il sistema non abbia voluto o potuto prediligere una selezione reale e così si è giunti a dare idoneità a tutti, o quasi, solo cinque i bocciati. Ma come è stato fatto questo concorso? – Si chiede Grippo – la prova orale si è limitata alla citazione di un articolo del Codice, piuttosto che un lungo colloquio per testare le reali competenze. Lo psicologo invece che limitarsi a dare o meno l’idoneità, ha stilato una sorta di graduatoria con tanto di punteggi, si sono chieste prove fisiche che non vengono svolte nemmeno nelle prove per l’ingresso in determinate Forze dell’Ordine. In altre parole criteri anomali che fanno venire il sospetto, viste le tante, troppe, idoneità garantite, che questo concorso sia solo una fase di passaggio per ambire ad altri ruoli nei quadri organici dell’Amministrazione Comunale, con il rischio che altri Enti si trovino ad attingere a questa graduatoria non trovando, evidentemente, persone adeguatamente qualificate.”
E sulla cosiddetta “parentopoli Adriatica” opposizioni all’attacco, con Domenico Pettinari, del Gruppo “Pettinari per l’Abruzzo” che chiede l’istituzione di una sorta di codice etico, con la pubblicazione di quei politici che hanno permesso a propri congiunti di partecipare ai concorsi, e tutto il Partito Democratico, dal Consigliere Regionale Antonio Di Marco, ai consiglieri comunali, fino ai Giovani Democratici che, non senza ironia, parlano di ritorno al passato, quando la cosiddetta “Prima Repubblica” era abile a imbarcare amici e parenti e che, pur sottolineando non ci sia nulla di illegale, ci si dovrebbe un pò allontanare da questa che Di Marco definisce “degenerazione feudale”.
“Attendiamo l’intervento della Commissione di Vigilanza – dichiara l’assessore al personale Eugenio Seccia – resta il fatto che in tutto questo non c’è nulla di illegale, ma solo una mera questione di opportunità, c’è chi lo fa e in passato lo ha fatto e chi preferisce non approfittarne, anche se, quello di essere un parente di un politico, non può essere una condanna e comunque un conto è il diritto alla partecipazione, un conto è l’esito finale.”