Vanessa Castelli, compagna di Michele D’Angelo, docente dell’Università dell’Aquila detenuto a Fier, in Albania, rivolge un appello alle istituzioni coinvolte affinché si proceda alla sua liberazione
“Michele è una persona molto sensibile, ed essere in stato di detenzione in un Paese che non conosce, senza poter comunicare per via della lingua, lo rende fragile. Mi auguro che si possa uscire da questa situazione il più presto possibile”, ha dichiarato la sua compagna. Il 44enne si trova in custodia cautelare da inizio agosto a seguito di un incidente avvenuto in località Qafa a Kosovices, nei pressi di Fier.
La donna, contattata dall’ANSA, ricostruisce al telefono l’incidente di quella sera dell’8 agosto in cui sono rimaste ferite quattro persone, una delle quali è poi deceduta. “Stavamo svoltando verso il ristorante del matrimonio di due amici – racconta – quando una Mercedes, a velocità elevata, ha perso il controllo e si è ribaltata. Dobbiamo ritenerci fortunati nel dire che siamo stati solo sfiorati. Michele, in stato di shock, ha spostato la nostra Lancia Ypsilon per metterci in sicurezza e chiedere aiuto. Sappiamo che non si doveva fare, ma presi dal panico ci sembrava la cosa più giusta, in quel momento. Poi siamo scesi a chiedere aiuto, nessuno si fermava”. Dopo alcune rassicurazioni sull’arrivo dell’ambulanza, la coppia ha atteso invano la polizia per le testimonianze. Il giorno successivo, i due docenti si sono presentati spontaneamente al commissariato di Fier “convinti di dover solo testimoniare, non di essere indagati”. Al termine della deposizione, però, è scattato il fermo per D’Angelo, tuttora detenuto insieme al conducente della Mercedes. Tre giorni dopo, è arrivata la notizia della morte di uno dei passeggeri dell’altro veicolo ha aggravato la vicenda giudiziaria.
“Siamo profondamente dispiaciuti per la famiglia della vittima, Michele prega ogni giorno per loro – aggiunge Castelli -. D’altra parte si tratta di una misura cautelare troppo gravosa. Le procedure sono complicate, e la distanza da casa rende la sua condizione ancora più difficile”.