Appello di D’Attanasio al Governo: “Vi sono grato ma fate in fretta, sto troppo male”

“Spero che il governo possa organizzare un rientro adeguato alle mie condizioni di salute, nel più breve tempo possibile. Tornare con un aereo di linea per me è complicato. Sono già grato per tutto quello che hanno fatto, ma chiedo di darmi questo ultimo aiuto per rientrare in Italia e ricevere delle cure adeguate”

Così, raggiunto telefonicamente dall’ANSA, Carlo D’Attanasio, il velista pescarese che mercoledì è stato assolto dalla Corte d’Appello della Papua Nuova Guinea ed è stato liberato dopo cinque anni di detenzione. Lo skipper, ora in ospedale a Port Moresby, è affetto da una patologia oncologica al quarto stadio.

“Se fosse possibile – aggiunge D’Attanasio – vorrei che il rientro fosse organizzato in modo adeguato: non posso volare su un aereo di linea, perché ho delle stomie da sostituire, iniezioni da fare per la terapia del dolore. Non è una condizione semplice per affrontare un viaggio così lungo. Chiedo quindi al Governo un ultimo aiuto, per
permettermi di tornare in Italia e ricevere cure adeguate, fare un check-up. Perché qui non so quale sia lo stato reale
dell’evoluzione del mio tumore”.
“Ringrazio l’ambasciata, che ha dato un contributo importantissimo, soprattutto sostenendo le spese sanitarie, che
erano altissime, vista la mia condizione economica. Un ringraziamento particolare va alla Farnesina e al ministro
Tajani, che hanno fatto tutto quello che potevano fare. Ringrazio tutte le persone che hanno creduto in me. Sono stanco – conclude – ma veramente soddisfatto e contento. Ringrazio tutti e spero di poter rientrare nel più breve tempo possibile”.

“Per due anni ho chiesto, in modo continuo, di essere visitato in ospedale, di fare degli esami, ma nessuno mi ha creduto. Sospettavo già di avere un tumore. Ho fatto tredici proteste della fame e della sete per ottenere una
visita medica. Sono stati momenti durissimi. Ho rischiato la vita più di una volta, ma non avevo alternative. Alla fine ce l’ho fatta: mi hanno portato in ospedale e lì è arrivata la diagnosi”. Lo racconta all’ANSA Carlo D’Attanasio.
“La sentenza di appello rispetto alla condanna a 19 anni ricevuta mesi fa – afferma lo skipper – è stata estremamente
positiva. Sono contentissimo, felicissimo. Me l’aspettavo, perché i giudici che componevano la commissione erano i tre migliori giudici onesti di questa nazione. Ho avuto fiducia nel loro lavoro. Ho chiesto semplicemente di essere rispettato, di essere valutato con onestà. Così è avvenuto e giustizia è stata fatta, anche se sarebbe dovuto accadere molto prima. Invece è arrivata dopo cinque anni. Cinque anni di esperienze incredibili. Sono stato scarcerato in tempo reale. E’ stata una giornata piena di entusiasmo, gioia e felicità” “Oggi – prosegue D’Attanasio – mi trovo in una stanza dell’ospedale pubblico di Port Moresby. Devo ringraziare dal profondo del mio cuore il dottor Reginaldo Melis, un nostro concittadino che vive qui da trent’anni: una persona straordinaria, di una caparbietà mai vista, professionalità, rispetto ed educazione. Ho avuto la fortuna di conoscerlo. Grazie a lui ho potuto avere come rappresentante legale l’avvocato Mario Antinucci di Roma, un’altra persona incredibile, straordinaria. Entrambi – conclude – hanno segnato in maniera estremamente positiva questo percorso, dandomi la forza e il coraggio per arrivare fino ad oggi”.

La Suprema Corte di Giustizia della Papua Nuova Guinea ha assolto con formula piena Carlo D’Attanasio dall’accusa di riciclaggio legato al narcotraffico internazionale. La complessa vicenda giudiziaria ha visto il cittadino italiano detenuto per oltre quattro anni in condizioni sanitarie difficili, ma si è conclusa finalmente nel migliore dei modi. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha annunciato la notizia con una nota ufficiale: “Il nostro connazionale è stato liberato. Ora è ricoverato in ospedale per problemi di salute”. Il difensore dell’imputato – Mario Antinucci – ha spiegato che “Carlo D’Attanasio è stato assolto e, a piede libero dopo oltre 4 anni di detenzione in attesa di giudizio definitivo, è pronto a rientrare in Italia per curare le gravissime condizioni di salute in cui è stato costretto”.

D’Attanasio, pescarese, era partito per compiere il giro del mondo in barca a vela in solitaria nell’estate del 2019. Nel marzo del 2020 approdò in Papua Nuova Guinea e decise di fermarsi per una lunga sosta di 5 mesi; proprio in quel periodo, quando era ormai in procinto di ripartire per portare a termine la sua impresa, un piccolo aeroplano si schiantò sull’isola subito dopo il decollo. All’interno del velivolo la polizia trovò 611 chili di cocaina, probabilmente destinati all’Australia. Dopo una manciata di giorni vennero fatti i primi arresti: in manette finirono tre locali e D’Attanasio, indicato come l’uomo che aveva portato sull’isola il carico di droga 5 mesi prima.

Il capo d’accusa per lui fu da subito pesante: traffico internazionale di stupefacenti. Dopo alcuni mesi, però, le accuse cominciarono a vacillare, la stessa stampa locale iniziò a dubitare della colpevolezza dell’italiano. Malgrado questo le autorità locali lo accusarono anche di presunti legami con il terrorismo internazionale, mai dimostrati. Nel corso della lunga detenzione, la salute di D’Attanasio è progressivamente peggiorata: gli venne diagnosticata una neoplasia al colon con metastasi, per la quale ha dovuto attendere mesi prima di ricevere cure adeguate.

Nel dicembre 2024, la Suprema Corte aveva accolto una richiesta straordinaria per consentire il suo trasferimento sanitario in Italia, ma l’iter era stato rallentato da rinvii procedurali e da condizioni logistiche complesse. Ora la vicenda si è conclusa però nel migliore dei modi con l’assoluzione di D’Attanasio, che una volta tornato in Italia potrà prendersi cura della sua salute.

 

Barbara Orsini: