La tragedia di Rigopiano in Corte d’Appello a Perugia. Il Sostituto Procuratore Generale Berlucchi sottolinea il “colpevole ritardo” della Carta Valanghe: chiesti 3 anni e 10 mesi per tutti i funzionari della Regione
Il sostituto procuratore Paolo Berlucchi ha terminato la sua requisitoria per il processo ai dieci imputati rimasti per il crollo dell’hotel Rigopiano sottolineando il colpevole ritardo con il quale è stata realizzata la Carta Localizzazione Pericolo Valanghe, predisposta già nel 92 coinvolgendo i sei funzionari della regione oggi imputati per la tragedia. Precisamente si parla di “concorso formale con crollo di costruzioni colposo aggravato dalla verificazione del danno”.
Il processo si tiene nell’aula magna “Affreschi” del vecchio palazzo della Corte d’Appello, nel centro storico di Perugia. Quella di oggi è stata la terza udienza dell’Appello Bis per la tragedia di Rigopiano. Nel fitto calendario indicato dal presidente della Corte Paolo Micheli, con due udienze a settimana fino ai primi di dicembre per la sentenza, in quella di oggi il Sostituto Procuratore Generale Paolo Berlucchi si è concentrato sulla posizione dei sei funzionari della Regione Abruzzo per i quali la Corte di Cassazione, ribaltando la sentenza di assoluzione del primo e secondo grado, ha chiesto un nuovo procedimento con l’accusa di disastro colposo, in merito alla mancata applicazione della Carta Localizzazione Pericolo valanghe, all’origine, secondo i giudici con l’ermellino, dell’immane tragedia costata la vita a 29 persone.
In sostanza, se fosse stata applicato quell’importante documento, l’Hotel sarebbe stato chiuso nel periodo invernale, oppure, evacuato preventivamente. I sei funzionari sono Carlo Giovani, Sandro Visca, Emidio Primavera, Sabatino Belmaggio, Vincenzo Antenucci e l’Ingegnere Pierluigi Caputi il quale, tramite il suo avvocato Francesco Carli, ha chiesto, la scorsa udienza, di mettere agli atti la nuova legge regionale 65 sul rischio valanghe, in attesa di essere pubblicata sul B.U.R.A., richiamando il “conflitto di attribuzione”.
Richiesta non accolta dalla corte perché la Legge non è ancora in vigore. Sempre nella scorsa udienza il Sostituto Procurateore Generale Paolo Berlucchi ha chiesto la condanna per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, il tecnico comunale Enrico Colangeli, ma soprattutto per i due funzionari della Provincia di Pescara Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio. A loro carico il reato di omicidio colposo plurimo, secondo la stessa Cassazione, sarebbe andato prescritto lo scorso febbraio, non così per Berlucchi che, scovando nelle pieghe del Codice di Procedure Penale, e citando anche dei precedenti, ritiene che i termini di prescrizioni, per reati come l’omicidio colposo plurimo aggravato, i termine di prescrizione si raddoppiano.
Secondo la Procura generale della Corte d’Appello di Perugia vanno confermate anche le condanne per Lacchetta e Colangeli, in quanto l’assenza di un documento importante come la Carta di Localizzazione Pericolo Valanghe non li pone a riparo di determinate responsabilità, anzi, li avrebbe dovuti spingere a un’azione ancora più previdente, disponendo, visto l’assoluto caos meteorologico di quei giorni, tra bufere di neve e scosse sismiche, la chiusura dell’Hotel e l’immediata evacuazione.
“Finalmente un giudice ha chiaramente detto che il 18 gennaio del 2017 in Abruzzo non si sapeva chi comandasse”: a dirlo è Rossella Del Rosso, sorella di Roberto Del Rosso, proprietario e gestore dell’Hotel di Rigopiano morto nella tragedia. Lo ha fatto a margine dell’appello bis in corso a Perugia nel quale è parte civile. “Ha usato la parola caos – ha detto ancora Rossella Del Rosso – per definire la mancata protezione prevenzione e la gestione dell’emergenza da parte di coloro che erano preposti all’esercizio della protezione civile. Questa è una tesi che noi familiari abbiamo sempre sostenuto e che purtroppo che ci vede a constatare anche nel processo attuale che mancano proprio gli
esponenti principali della civile, la Regione, la Provincia, la prefettura e la Dicomac che avevano dovuto monitorare lo sciame sismico anche in Abruzzo”. “Il dolore è profondo ed è associato a tutti coloro che hanno perso qualcuno ma si aggiunge la delusione per un iter processuale partito carente e che continua nel suo corso a vedere svilita la nostra richiesta di giustizia” ha concluso Del Rosso.