Affitti brevi, il governo alza le tasse: colpiti gli host che operano con intermediari

Una delle novità presenti nella legge di bilancio che il governo si appresta a far approvare cambia le carte in tavola per i proprietari di case in affitto breve: la cedolare secca salirà dal 21% al 26%, una misura che sta facendo discutere politica e associazioni di categoria

Una notizia che, appena trapelata, aveva scatenato la reazione del vicepremier Antonio Tajani (“Non voteremo mai questa norma”), salvo poi trovare un accordo nelle ore successive. L’unica eccezione resterà per chi affitta senza l’intermediazione di piattaforme online, che continuerà a beneficiare dell’aliquota al 21%, una misura dunque che non riguarderà tutto il comparto ricettivo. La gran parte degli affitti brevi passa attraverso intermediari come Airbnb e Booking, che da anni dominano il mercato. Secondo Aigab, associazione che rappresenta oltre 800 operatori del settore, il nuovo prelievo comporter à una perdita media di circa 1.300 euro l’anno per una famiglia che incassa 25mila euro. E i guadagni reali, tra tasse e commissioni, si riducono drasticamente. Il governo giustifica la misura come un primo passo verso una maggiore stabilità abitativa, scoraggiando gli affitti brevi in favore di contratti a lungo termine. Ma le associazioni di categoria temono un effetto boomerang: molti proprietari, schiacciati dal fisco, potrebbero lasciare gli immobili vuoti o, peggio, scegliere la strada dell’affitto in nero.

Federico Di Luigi: