Abruzzo, il business del gas nel dossier Snam Affair

Il Coordinamento No Hub del Gas Abruzzo presenta a Pescara il dossier Snam Affair: dopo le valutazioni ambientali, il movimento si concentra sull’analisi economica del business del gas.

Il dossier si propone come un’approfondita analisi degli aspetti economici delle grandi opere connesse al gas, dai gasdotti agli stoccaggi:

“Dati alla mano, vogliamo provare l’inutilità delle nuove grandi opere del gas. Nel 2005 consumi assicurati per 86,2 miliardi di mc di gas con 1.251 km di gasdotti in meno. Oggi consumi a 74 miliardi, per SNAM riduzione al 2030 di 68/73 miliardi, per il Governo a 59,4 miliardi: perché costruire nuovi gasdotti, centrali, rigassificatori e stoccaggi? Profitti comunque assicurati dalla bolletta: remunerazione del capitale del 7,2% e oltre. Più gasdotti più guadagni anche se non passerà un mc di gas. Ricerche scientifiche evidenziano grandi perdite di metano, pericoloso gas serra, lungo la filiera, fino a 5 volte in più di quelle dichiarate dalle aziende: errore industriale puntare sul gas. Invieremo il dossier a tutte le istituzioni, compresa la Corte dei Conti, per le opportune valutazioni e continueremo a contrastare opere inutili come stiamo facendo in questi giorni con la Carovana No Hub del Gas 2020 con tappe nelle 5 regioni dell’Italia centrale (Molise, Marche, Umbria, Lazio e Molise) volte alla sensibilizzazione e all’informazione della cittadinanza”.

Il dossier si fonda sull’analisi critica dei piani di sviluppo della rete SNAM 2018-2027 e 2020-2019 (documenti fondamentali secondo la legislazione), del Piano Energia – Clima adottato recentemente dal Governo nonché sui dati ufficiali del MISE e di altre istituzioni e sui risultati di studi pubblicati sulle migliori riviste scientifiche al mondo.

Secondo il Coordinamento No Hub del Gas Abruzzo i dati e il confronto tra i vari documenti sono impietosi nel descrivere una generale sopravvalutazione delle necessità di gas e di nuove infrastrutture, a fronte di un crollo dei consumi già verificatosi e di un’ulteriore e progressiva contrazione dei consumi entro il 2030 a causa delle politiche di efficienza e di sviluppo delle rinnovabili al fine di combattere (timidamente) la crisi climatica.

“Tutte le nuove opere – si legge ancora nel dossier – ricadono sulla bolletta degli italiani, attraverso un meccanismo perverso simile a quello delle autostrade che fa guadagnare comunque chi costruisce un’opera legata al gas. Non è un caso che i servizi di rete (trasporto e stoccaggio del gas) corrispondano ormai al 20% della bolletta del gas pagata dagli italiani”.