Abruzzese morto in cella frigorifera, la Procura di Larino chiede riesumazione

La Procura di Larino chiede la riesumazione del corpo di Andrea Costantini, il 38 anni abruzzese trovato morto l’11 settembre nella cella frigorifera del supermercato di Termoli in cui lavorava

Costantini aveva 38 anni ed era originario di Roccafinadamo, frazione di Penne. Il suo corpo senza vita è stato trovato in una cella frigorifera, all’interno del supermercato di Termoli in cui lavorava.

La Procura di Larino ha chiesto la riesumazione e l’autopsia, la richiesta è stata notificata alle parti interessate. Ora si attende la pronuncia del Gip. Nell’immediatezza dei fatti l’esame autoptico non era stato effettuato poiché le indagini avevano seguito la pista del suicidio, ma la famiglia dell’uomo in seguito ha presentato una denuncia ipotizzando l’omicidio. Il corpo era stato trovato con ferite di un coltello al torace.

La perizia eseguita dal primario dell’istituto di medicina legale di Foggia, Cipolloni, è stata depositata il 4 dicembre. Nella relazione è stata evidenziata l’urgenza di procedere alla riesumazione del corpo per effettuare un’autopsia in tempi rapidi. La Procura ha così richiesto l’incidente probatorio.

“Concordiamo sin dalla prima ora sulla necessità e l’urgenza di una perizia autoptica e tossicologica e sull’esame del Dna sul cadavere del povero Andrea in sede di incidente probatorio, chiediamo anche una perizia di geolocalizzazione e una perizia forense sui cellulari” ha dichiarato l’avvocato Piero Lorusso, legale dei genitori di Andrea Costantini. L’uomo è  sepolto nel cimitero di Penne, città in cui vivono i genitori.

“La decisione dell’Autorità Giudiziaria di procedere a ulteriori accertamenti medico-legali costituisce un passaggio necessario e richiesto proprio al fine di acquisire un quadro tecnico completo, non essendo allo stato disponibili conclusioni definitive circa le cause della morte”.

Lo afferma l’avvocato Paola Cecchi, legale della compagna di Andrea Costantini, commentando la decisione della Procura di Larino di chiedere la riesumazione e l’autopsia.

“In qualità di difensore della convivente e del figlio minore – aggiunge -, si rappresenta che la mia assistita non risulta
iscritta nel registro degli indagati e che, pertanto, qualsiasi ipotesi accusatoria nei suoi confronti è priva di fondamento. La stessa ha manifestato fin dall’inizio la propria volontà di contribuire con la massima collaborazione alla ricostruzione dei fatti ed è la prima ad avere interesse a che emerga in modo chiaro e trasparente la verità, tenuto conto del dolore
personale e familiare causato dal tragico evento. Nelle more – conclude – chiediamo rispetto e cautela, soprattutto
considerando la presenza di un minore direttamente coinvolto nella vicenda”.

Marina Moretti: