L’Aquila, la Provincia chiude 25 strade a bici e moto: è protesta

Venticinque strade provinciali chiuse al transito dei mezzi a due ruote: ossia la metà delle strade della Provincia dell’Aquila per un territorio vastissimo, e con decorrenza immediata, perché disconnesse e piene di buche.

A firmare l’ordinanza dirigenziale pubblicata ieri, giorno festivo dedicato alla Liberazione e che sta già scatenando le ire dei ciclisti e dei motociclisti di tutta Italia, che in primavera ed estate amano tuffarsi proprio sui tratti preclusi al transito, è il dirigente provinciale Francesco Bonanni. Non più percorribili per le due ruote ad esempio tratti della Strada provinciale di Montecabbia, di Cascina, di Campo Imperatore, della Sirentina, delle Capannelle, della Molinella, di Campotosto, tra le più frequentate in assoluto. Strade che attraversano Comuni e borghi, destinati allo spopolamento e all’abbandono e colpiti dal terremoto. Un’ordinanza che arriva dopo l’incidente mortale avvenuto tra Barrea e Alfedena domenica scorsa e in cui ha perso la vita un centauro di 40 anni, Angelo Pascale, riportando a galla la pericolosità delle strade dell’Alto Sangro.

Motivazioni che però non convincono chi quelle strade le vive da turista prima ancora che da amante delle due ruote. Le strade – questo è il coro unanime – devono essere riparate e ben mantenute, non chiuse perché rovinate. A dirlo è l’ex assessore del Comune dell’Aquila ed ex sindaco di Cagnano Amiterno, attualmente presidente provinciale de Pd e ciclista da sempre, Pietro Di Stefano.

“Con ordinanza dirigenziale sono state chiuse al transito di biciclette e motociclette, le strade di mezza provincia perché piene di buche. Avete capito bene – scrive Di Stefano – invece di riparare le buche vengono chiuse le strade limitandone il transito. Qui siamo difronte alla più grande incapacità amministrativa di tutti i tempi, lo dico da ex amministratore e da amante delle due ruote. Invece di incentivare il turismo e l’uso della innocua bicicletta, se ne diffida l’uso a rischio di multe salatissime. Non è limitandone il transito che si risolve il problema perché quelle strade sono pericolose anche per le sole macchine. Tuttavia – conclude – non possiamo starcene silenti, questo è il vero omicidio per tutto il territorio provinciale. Facciamoci sentire: le buche vanno riparate e non chiuse le strade”.

Soltanto nella giornata di ieri proprio le strade provinciali delle Capannelle e quelle che circondano il lago di Campotosto sono state percorse da centinaia di centauri e ciclisti, per un festivo che è stato un assaggio di estate anticipata. Decine i turisti arrivati in sella a moto e bici al lago per trascorrervi in tenda il ponte lungo fino al primo maggio.

A sottolineare l’incapacità degli amministratori provinciali di “prendersi le proprie responsabilità” con il rischio di mettere in ginocchio la piccola economia del territorio che vive anche del micro-turismo sulle due ruote, è il presidente dei Motociclisti aquilani, Massimiliano Mari Fiamma.

“Quelle abruzzesi in generale e le aquilane in particolare sono tra le strade più frequentate in Italia – commenta – è un provvedimento iniquo, perché introduce il principio per il quale a nome della sicurezza le auto passano e le bici e le moto no, non si capisce la differenza: una volta che c’è un limite a 30 chilometri orari, perchè vietare il passaggio. Ed è inutile, perché servirà soltanto a tutelare i responsabili del procedimento, il presidente Caruso e i dirigenti, che stanno cercando di scrollarsi di dosso qualsiasi responsabilità”. Decine le telefonate arrivate all’associaizone Motociclisti aquilani già da ieri, perché i motociclisti si sono ritrovati, nel pieno di un giorno festivo, a essere bloccati per strada “senza saperne il motivo”.

Si parla di molte strade coinvolte, sottolinea Marifiamma:

“Improbabile, come sostiene il presidente della Provincia Angelo Caruso, che i lavori di manutenzione e risistemazione vengano terminati in tempi rapidi, perché ci sono i bandi di gara da fare, i ricorsi, le aggiudicazioni: allora vogliamo chiudere mezzo Abruzzo perché qualche signore e dirigente non vogliono prendersi le loro responsabilità?”.

Numeri importanti quelli del moto-turismo: sono stati centinaia di migliaia i motociclisti che transitano sulle strade della provincia dell’Aquila. Secondo i dati della Federazione motociclistica italiana, due anni fa sono stati 400mila i passaggi sul Gran Sasso in tutta la stagione estiva. Numeri che per il turismo abruzzese non si vedono, restano dietro le quinte, aggiunge il presidente dei Motociclisti aquilani, e fanno per comprendere che il moto-turismo è in regione una delle prime forme di economia turistica:

“Il provvedimento provinciale va a penalizzare gli operatori turistici in aree totalmente spopolate. Chi va in moto sa che fino a qualche anno fa, prima del terremoto di Amatrice, laddove si ricominciava a rivedere la vita dopo il sisma del 2009, oggi è finito tutto. Lì gli operatori turistici sopravvivono anche di questa forma di microturismo. Le chiusure saranno una ‘botta’ per loro. Evidentemente c’è qualcuno che ha uno stipendio sicuro e cui queste cose non interessano”, chiosa Marifiamma.

Il provvedimento del dirigente provinciale Bonanni non riguarda, fortunatamente, le strade incluse nel percorso della Gran Fondo dell’Aquila, come spiega uno degli organizzatori, Mario Di Gregorio.

FEDERAZIONE MOTOCICLISTI ITALIANI, MARI FIAMMA: “PROVVEDIMENTO INACCETTABILE”: 

“Il provvedimento di chiusura di molte strade abruzzesi, tra le più belle d’Italia per il mototurismo, giunta come un fulmine a ciel sereno proprio nelle settimane dei ponti di primavera, è un documento iniquo, inaccettabile e del tutto arbitrario. Il Presidente Angelo Caruso che lo ha sbandierato fiero come fosse una iniziativa a favore della sicurezza, senza curarsi minimamente dei risvolti sociali ed economici per le zone già depresse e spopolate a seguito dei sismi che si sono succeduti, ha proceduto, d’intesa con il dirigente ‘ad operare un discrimine tra gli utenti della strada a quattro e quelli a due ruote, come se questi ultimi non pagassero il bollo (regionale) e le tasse più alte d’Europa’. La disparità che il provvedimento costituisce sarà oggetto di un ricorso legale che la Fmi (Federazione Motociclisti Italiana) proporrà agli organi competenti tirando in ballo i sottoscrittori e gli estensori in prima persona, che chiameremo a rispondere personalmente dei danni provocati, ma non sarà questa l’unica azione che l’imposizione strumentale produrrà. Chiameremo a raccolta tutti i motociclisti per azioni di protesta che renderanno evidenti gli abusi che questa Amministrazione, praticamente sparita tanto che il suo vertice non è elettivo ma di sola ‘nomina’, sta producendo non solo con questo provvedimento, ma con la totale incuria che, fino ad oggi ha contraddistinto le strade provinciali. Proprio per questo nessuno ritiene che i lavori saranno rapidi e accurati pertanto il divieto imposto interesserà sicuramente tutta la stagione estiva con un nocumento fatale per le aree interne e per il moto-turismo senza alcun precedente. Se si affrontasse in questo modo qualsiasi azione di ripristino e manutenzione stradale, l’Italia intera sarebbe paralizzata ma i politici di turno ed i dirigenti con lo stipendio assicurato non pagherebbero comunque le conseguenze delle loro azioni. È infatti del tutto evidente che il solo scopo di questo provvedimento è l’autotutela di chi lo ha emanato a scapito dell’intera comunità e che con la sventolata sicurezza non c’entra proprio nulla. Auspicando un rapido ritiro della delibera ed un più ragionato procedimento di rifacimento del manto stradale ci dichiariamo pronti sia al dialogo che alla lotta fino al raggiungimento del traguardo sperato”.

Marianna Gianforte: