Intecs, Fegatelli (Fiom Cgil): No ai ricatti sulla pelle dei lavoratori

Duro atto di accusa verso la Intecs (il centro di ricerca che all’Aquila ha preso il posto dell’ex Technolabs) arriva dal segretario provinciale della Fiom Cgil Alfredo Fegatelli, che risponde a indiscrezioni di stampa emerse in seguito a un incontro che si sarebbe tenuto nei giorni scorsi in uno stabilimento in Toscana.

“Un’azienda incapace per anni di valorizzare il patrimonio tecnologico, e che ha saputo soltanto ricorrere agli ammortizzatori sociali, oggi fa intendere che se qualcuno si sbriga – con riferimento probabilmente alle nostre istituzioni – a dare una risposta sui progetti finanziati presentati, forse qualche ricercatore potrebbe essere salvato. Messa così potrebbe sembrare un ricatto e i ricercatori gli ostaggi”.

Il duro atto di accusa verso la Intecs (il centro di ricerca che all’Aquila ha preso il posto dell’ex Technolabs) arriva dal segretario provinciale della Fiom Cgil Alfredo Fegatelli, che risponde a indiscrezioni di stampa emerse in seguito a un incontro che si sarebbe tenuto nei giorni scorsi in uno stabilimento in Toscana. Incontro da cui sarebbe emersa quella che secondo il sindacalista è “una volontà di fare pressioni” nei confronti, in particolare, della Regione Abruzzo.

“Le nostre istituzioni non possono e non devono cedere in questa vicenda – rimarca Fegatelli – piuttosto devono individuare imprenditori seri che siano in condizioni di restituire dignità ai ricercatori della ex Siemens”.

A fare intanto le spese di una vertenza senza fine e che da quattro anni circa fa ricorso agli ammortizzatori sociali, sono i 70 lavoratori, ricercatori e tecnici dalle alte professionalità nelle telecomunicazioni, risorse di punta dell’ex polo elettronico rimasto un triste ricordo dell’Aquila fiorente a cavallo tra gli anni Novanta e i primi anni Duemila. Per loro la campana del licenziamento suonerà definitivamente il prossimo 4 dicembre. Sarà un Natale amaro.

Ma mentre all’Aquila continuano a piovere progetti per la cosiddetta “città della conoscenza” (quindi di alto livello e qualità) allargando la rete delle ricerche scientifiche nel campo – grazie anche alla sperimentazione dell’internet del futuro, il 5G che ha aperto le porte alla multinazionale cinese Zte, a restare fuori dal mercato occupazionale sono proprio i lavoratori.

“Un nuovo Centro di ricerca nelle telecomunicazioni, quello di Zte, nasce nel tecnopolo dell’Aquila e uno viene chiuso nell’indifferenza, quello Intecs sempre nel tecnopolo, con il licenziamento di tutti i ricercatori”, scrive alle redazioni un lavoratore anonimo.

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