Anche in Abruzzo la battaglia contro il “manspreading”?

Chissà se arriverà anche in Abruzzo la battaglia contro il “manspreading”, ovvero l’abitudine maschile di sedersi a gambe larghe invadendo lo spazio altrui. In alcuni paesi del mondo, sui bus, già comparsi appositi cartelli dissuasori.

Quante volte glielo hanno detto le loro mamme, quante volte lo hanno letto nel galateo della fanciulla, quante volte hanno rimediato alla posa scomposta con un gesto tanto subitaneo quanto più pudico ed educato: chiudendo o accavallando le gambe. Sempre che le persone in questione siano di sesso femminile, visto che tenere le gambe chiuse – a meno di non essere Sharon Stone – è una postura ancora oggi consigliata al gentil sesso. Ma è davvero solo questione di educazione e di bon ton, o l’esortazione a serrare le ginocchia quando si sta sedute nasconde anche altro? “La seconda che hai detto”, sostengono a Madrid e in altre parti del mondo coloro che invece stigmatizzano la tipica postura maschile, quella che impone almeno mezzo metro lineare tra un ginocchio e l’altro. Non a Madrid, però, e non sui mezzi pubblici, dove tutti – uomini compresi – dovranno viaggiare a gambe chiuse. Il pudore non c’entra, la misura si è resa necessaria per chi tende ad invadere i sedili altrui. Così la Emt, il servizio pubblico della capitale spagnola, raccomanda la serrata attraverso dei pannelli informativi sui bus raffiguranti una croce rossa accanto a un uomo stravaccato sul sedile. La decisione è stata presa dalla giunta comunale che ha accolto la richiesta del gruppo di attiviste “Mujeres en lucha y madres estresadas” (donne in lotta e madri stressate) in guerra verso l’invasione machista dello spazio. La parola adottata per questa cattiva abitudine è “manspreading”, praticamente intraducibile nella lingua italiana. Per il collettivo delle donne, che su Change.org spiega le ragioni della lotta, alle origini del fenomeno non c’è solo la mancanza di educazione, ma anche una profonda questione di genere, con le donne abituate sin da piccole a sedersi con le gambe chiuse, mentre agli uomini viene trasmessa l’idea di gerarchia e territorialità legittimandoli ad occupare lo spazio altrui come se fosse il loro. Va detto che la battaglia non è solo delle donne spagnole, (anche quelle di Terrassa, nei pressi di Barcellona): divieti simili si trovano anche sui mezzi pubblici di città come New York, o altre in Giappone, Turchia e Regno Unito. E l’Abruzzo cosa ne pensa?

 

Marina Moretti: