Sciopero alla Intecs: “Finiremo sulla soglia della povertà”

Su 120 impiegati lavorano soltanto in 7-8, al massimo 10 ricercatori dall’altissima competenza nel campo delle telecomunicazioni.  Da mesi lavorano soltanto a chiamata, oggi sciopero di otto ore.

Su 120 impiegati lavorano soltanto in 7-8, al massimo 10. Sono laureati, ingegneri, fisici, matematici o tecnici con competenze di alto profilo del laboratorio di Ricerca & Sviluppo della Intecs, fiore all’occhiello della ricerca nel campo delle telecomunicazioni e un tempo uno dei centri più importanti dell’ex polo elettronico.

Da mesi lavorano soltanto a chiamata, “come avviene nel caporalato”, denunciano. Sul destino dei 120 ricercatori incombe, oltre alla vertenza che ormai va avanti da anni con un contratto di solidarietà, anche la riforma degli ammortizzatori sociali che a partire da gennaio ridurrà ulteriormente il loro reddito.

Oggi sciopero di otto ore davanti all’edificio in vetro dell’ex Technolabs dismesso e abbandonato, dove fino a pochi mesi fa lavoravano i ricercatori. L’obiettivo è tentare di riportare al centro dell’attenzione l’urgenza di affrontare il piano industriale della Intecs con le istituzioni e sollecitare un intervento sugli ammortizzatori sociali come la Fiom,  ha chiesto sia al prefetto che alla Regione.

“Sono anni, ormai – dicono le Rsu aziendali Elvira De Sanctis e Raul Giorgi e la Fiom provinciale con Alfredo Fegatelli – che la commessa principale per la Intecs dell’Aquila è rappresentata dai contratti di solidarietà, che coinvolgono molto pesantemente la stragrande maggioranza dei ricercatori. A causa della recente riforma degli ammortizzatori sociali, ora è a rischio anche questo strumento, il quale ha finora garantito un reddito dignitoso ai ricercatori Intecs e alle loro famiglie che, a partire dal 1° gennaio prossimo, saranno vicini alla soglia di povertà. L’azienda, in questi anni, oltre all’eredità lasciata dalla Compel, ha prodotto solo sparuti interventi per portare nuove attività nel nostro territorio. Dopo vari incontri con l’azienda e le istituzioni la situazione non sembra cambiare, tutto questo nonostante sia stato individuato un percorso volto a recuperare al lavoro i ricercatori”.

Nei mesi scorsi, infatti, è stato attivato un tavolo regionale nei mesi scorsi, che aveva anche l’obiettivo di trovare risorse comunitarie, fermo restando la presentazione di un piano industriale credibile.

“Con l’obiettivo di evidenziare la gravità di una vertenza che vede non solo a rischio i posti di lavoro, ma che priverebbe il territorio di alte professionalità -, aggiungono Rsu e Fiom – i lavoratori in sciopero manifesteranno simbolicamente davanti alla sede dalla quale sono stati fatti uscire dall’azienda e trasferiti in altri locali. Vogliamo riportare, così, al centro dell’attenzione l’urgenza di affrontare il piano industriale con le istituzioni e sollecitare un immediato intervento sugli ammortizzatori sociali, così come richiesto sia al prefetto che alla Regione”.