Pescara: cresce il numero dei senzatetto sotto ponte Ferrovia

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“Cresce il numero dei posti a dormire sotto il Ponte della Ferrovia di Pescara. Da questa mattina, dopo il ‘caso’ della micro casa ricostruita sul lato nord del lungofiume, sotto la pista ciclabile con tanto di tendine e letto, è spuntata una nuova postazione”, lo dice il consigliere della Lega, Armando Foschi.

“Presenti una persona, uomo o donna, che ancora alle 11 dormiva tranquillamente su un piumone buttato a terra e con una coperta tirata fin sulla testa. Ora è evidente che la moltiplicazione dei casi indica che c’è un problema che va affrontato: occorre sapere se si tratta di soggetti affetti da patologie, spesso anche mentali, che quindi necessitano di assistenza, o semplicemente di senzatetto che rifiutano la sistemazione nei dormitori, nel qual caso occorre predisporre comunque un intervento per tutelare la dignità, la sicurezza e la salute di quei cittadini, specie nel pieno di un’emergenza sanitaria come quella determinata oggi dal Coronavirus. Gireremo subito la relativa segnalazione agli uffici dell’Assistenza sociale del Comune e alla Polizia municipale chiedendo un riscontro veloce”.

“Forse per la prima volta la nostra amministrazione comunale ha affrontato l’emergenza invernale dei senzatetto con tempismo, decisione e concretezza, rendendo subito disponibili spazi e servizi per accompagnare chi era solito dormire per strada, accampato, all’esterno della stazione ferroviaria o sulle panchine, in caldi letti attrezzati in via Lago Sant’Angelo, trasformando una ex scuola in dormitorio – ha sottolineato il Presidente Foschi -. Eppure nelle ultime settimane, inspiegabilmente, stanno tornando a proliferare senzatetto che dormono in strada. Appena dieci giorni fa ho convocato la mia Commissione sul lungofiume per denunciare l’accampamento segnalato da automobilisti e pedoni sotto la pista ciclabile dove pare una donna senza fissa dimora avrebbe allestito una vera casa con un letto, un angolo dispensa per riparare cibo e vettovaglie, valige forse per custodire i vestiti e le tendine all’ingresso per un minimo di riparo notturno. Da quel giorno la pseudo-casa è ancora al suo posto, sebbene al nostro sopralluogo fosse presente anche la Polizia municipale con il maggiore Silvestris, nulla è stato rimosso, anche se la presunta occupante non sarebbe più stata vista nei paraggi. Da oggi la novità: i passanti hanno infatti notato e fotografato un altro senzatetto che ancora alle 11 del mattino dormiva placidamente su un giaciglio di fortuna allestito sotto il ponte sul lato sud del lungofiume nord, di fronte alla prima ‘casa’, accanto alla pista ciclabile. In bella vista c’era un piumone bianco a fungere da materasso, con il senzatetto completamente nascosto sotto una coperta di lana, ciabatte e scarpe accanto. Ignota l’identità del senzatetto, ma chiaramente la sua presenza ci costringe ad alzare il livello d’attenzione, ora occorre capire cosa sta accadendo, ovvero se si tratti di due casi isolati, se siano persone affette da disturbi della personalità e che vanno aiutate attraverso altri canali di assistenza medico-sanitaria, o se siano semplicemente utenti che rifiutano il dormitorio e anche in questo caso vanno indagate le ragioni, ovvero se quei cittadini hanno problemi di convivenza o se magari non vogliono essere identificati, circostanza obbligatoria per accedere al dormitorio. O magari – ha proseguito Foschi – sono semplicemente sfuggiti alla rete dei controlli attivata già da ottobre scorso dall’amministrazione o sono ‘nuovi arrivati’. A ogni modo chiediamo la messa in moto della macchina comunale per rintracciare i due senzatetto che vivono e dormono sotto il ponte affinchè vengano identificati e avviati in un percorso di assistenza e di recupero sociale, attraverso un’accoglienza degna di una città civile, un dovere che diventa obbligo in questo momento in cui un’emergenza sanitaria nata come una semplice influenza stagionale impone l’adozione di misure straordinarie per il contenimento dell’epidemia e la protezione di tutti i cittadini, a partire dai più fragili privi di una rete familiare”.