Coronavirus Abruzzo, garante detenuti scrive ai parlamentari

carcere-pe11

Coronavirus Abruzzo: il garante regionale dei detenuti, Gianmarco Cifaldi, scrive ai Parlamentari abruzzesi per evidenziare la questione relativa ad una particolare categoria di reclusi.

La lettera firmata dal garante è stata inviata anche ai consiglieri regionali dell’Abruzzo. Questa mattina, nell’incontro che si è svolto presso la Casa Circondariale San Donato di Pescara, Cifaldi ha spiegato che il Decreto del Consiglio dei Ministri emanato il 17 marzo non si occupa di una particolare categoria di ristretti che già usufruiscono di un processo di inserimento sociale, cioè coloro che possono uscire dal carcere per motivi di lavoro ma che devono rientrarvi per dormire. Secondo il garante, in questo momento particolare c’è la necessità di recuperare spazi all’interno delle carceri che potrebbero servire per arginare l’emergenza Covid 19. La soluzione prospettata è quella di concedere gli arresti domiciliari a quei detenuti che rientrano nella citata categoria e che occupano spazi diversi dai detenuti comuni, che pure si trovano nelle strutture carcerarie. Di seguito, il testo della lettera che nei prossimi giorni verrà portata all’attenzione del Governo dal senatore Nazario Pagano.

“Gentilissimi,
come garante dei detenuti della Regione Abruzzo, è mia premura portare a conoscenza alle SS.VV. la situazione carceraria dell’Abruzzo e dell’Italia. Nel Decreto D.L. 17 marzo 2020, n. 18 recante “misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19”, e precisamente nel art.123, “disposizioni in materia di detenzione domiciliare”, non viene data attenzione ad una particolare categoria di ristretti, quelli del c.d. art 21 O.P. rubricato: (lavoro esterno), cioè quei ristretti che prima dell’emergenza Covid 19 uscivano dall’Istituto per svolgere un lavoro per poi far rientro nello stesso. I ristretti che usufruivano dell’art. 21, sono ubicati all’interno del carcere in sezioni dedicate e lontani dal resto della popolazione carceraria. Diventa strategico quindi e di assoluta rilevanza concedere ed estendere gli arresti domiciliari anche a questa categoria di ristretti, sia per alleggerire la pressione cronica del sovraffollamento nel carcere, ma soprattutto per aver a disposizione delle aree detentive da utilizzare per la quarantena ed isolamento per i nuovi giunti e per le traduzioni da altri istituti.
In questo ultimo mese, per fortuna, non ci sono stati numerosi nuovi ingressi, ma da studioso del fenomeno ho l’obbligo di segnalare il rischio concreto che nei prossimi mesi ci saranno copiosi nuovi giunti, sia per una crisi economica palese e per un trend consolidato dalle statistiche. Certo della dovuta attenzione si inviano cordiali saluti”.

TUTTE LE NOTIZIE SUL CORONAVIRUS, CLICCA QUI