L’Aquila, precari verso il rinnovo del contratto

I precari del Comune dell'Aquila protestano per la mancata proroga dei loro contratti

Caos precari del Comune verso una soluzione. Entro la prima metà della settimana prossima dovrebbe arrivare il via libera della giunta alla delibera salva-precari.

Potrebbe arrivare entro la prima metà della settimana prossima la soluzione definitiva per il rinnovo dei 56 precari del Comune dell’Aquila senza contratto e senza lavoro dal 30 settembre scorso per effetto delle norme del Jobs act, che impone lo stop dei contratti oltre i 36 mesi.

Oggi ennesima giornata convulsa di incontri tra l’assessore al Personale, Elisabetta Leone, e i sindacati, poi una giunta comunale dalla quale si spera che esca quanto meno una bozza di delibera salva-precari. L’iter da seguire per uscire da un vero e proprio pasticcio amministrativo è quello di predisporre prima di tutto un verbale di conciliazione individuale, con cui i lavoratori si impegnano a non fare ricorso contro il Comune rivendicando un’eventuale stabilizzazione. A firmare il rinnovo sarà il responsabile dell’Avvocatura, Domenico De Nardis.

Ancora cauta l’assessore al Personale che spera che la vicenda giunga finalmente a conclusione. La ripresa del lavoro dei 56 dipendenti permetterà agli uffici comunali di riprendere immediatamente l’attività dopo settimane di rallentamenti e blocchi, fino al 31 dicembre prossimo, poi bisognerà valutare il percorso da fare a partire da gennaio “anche in relazione – spiega la Leone – ai fondi che darà la Legge di Stabilità, in quanto non il Comune non ha le risorse necessarie per prorogare fino al 2016″. Per ora infatti per far fronte al pagamento dei contratti si sta attingendo a un residuo di bilancio di 400mila euro. Toccherà alla giunta nei prossimi giorni decidere se i termini della delibera saranno ritenuti accettabili.

I precari senza lavoro occupano settori importanti dell’amministrazione comunale, tra cui la ricostruzione pubblica e privata e il sociale. Due gli asili nido chiusi perché rimasti senza maestre.

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Marianna Gianforte: