Coronavirus L’Aquila: Tar boccia buoni spesa Comune, consegna sospesa

Coronavirus L’Aquila: il Tar boccia i buoni spesa del Comune, sospendendone la consegna, dopo aver rilevato una discriminazione tra residenti e domiciliati.

La bocciatura del tribunale amministrativo regionale parte dal deposito di un ricorso contro l’atto dell’esecutivo del Comune. Il ricorso al Tar, su iniziativa della Rete Solidale era stato presentato dagli avvocati Fausto Corti, Gianluca Racano, Francesco Rosettini e Andrea Piermarocchi. Al centro del ricorso la vicenda di una famiglia di tre persone, originaria della Puglia, che non ha potuto fare domanda per i buoni spesa del Comune, a causa dei criteri decisi dell’amministrazione che prevede anche il requisito della residenzialità di lunga durata.

“Oltre tremila aquilani dovranno attendere di ricevere i buoni spesa, perché ci sono persone che anziché richiederli nel comune di residenza li hanno richiesti a quello dell’Aquila”, hanno precisato il sindaco Pierluigi Biondi e l’assessore alle Politiche sociali, Francesco Cristiano Bignotti. “Il ricorso contro la delibera della Giunta comunale, che ha fissato i criteri per l’accesso ai ticket in base all’ordinanza del capo della Protezione civile nazionale legata all’emergenza coronavirus, ha avuto l’effetto di sospendere inevitabilmente la consegna dei tagliandi.
Gli uffici avevano predisposto tutto e in tempi coerenti con la complessità delle procedure, procedendo ad accuratissime verifiche su tutte le 1.800 domande che erano pervenute, tanto è vero che la distribuzione dei primi 100 tagliandi è già avvenuta. Una volta avuta conoscenza della decisione del giudice del Tar il processo di consegna dei coupon è stato congelato. Come amministratori riteniamo di aver agito nel giusto, applicando disposizioni attuate in tantissimi altri comuni italiani, anche a guida del centrosinistra. Attendiamo con serenità l’esito del provvedimento che sarà adottato dal tribunale”.

Secondo il consigliere comunale di Cambiare Insieme-Idv, Lelio De Santis, il Comune con la delibera 211 del 4 aprile ha “fatto bassa politica, fissando criteri discutibili e prevedendo una graduatoria, che umilia le tante famiglie bisognose, costrette a farsi misurare la povertà e la fame, con i fondi concessi dal Governo sulla base del solo criterio del bisogno urgente conseguente al coronavirus”.

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