Rigopiano, familiari vittime: “Basta con lo scaricabarile”

vittime-rigopiano1DA SX, ALTO: Jessica Tinari, Marinella Colangeli, Roberto Del Rosso, Cecilia Martella, Ilaria Di Biase, Pietro Di Pietro, Marco Vagnarelli e Paola Tomassini. DA SX, SECONDA RIGA: Alessandro Riccetti, Luciano Caporale e Silvana Angelucci, Stefano Feniello, Marco Tanda, Marina Serraicco e Domenico Di Michelangelo. DA SX, TERZA RIGA: Emanuele Bonifazi, Luana Biferi, Claudio Baldini e Sara Angelozzi, Linda Lanzetta, Gabriele D'Angelo, Nadia Acconciamessa. DA SX, QUARTA RIGA: Alessandro Giancaterino, Valentina Cicioni, Faye Dame, Tobia Foresta e Barbara Iudicone, Sebastiano Di Carlo, Barbara Nobilio.

Rigopiano, i familiari delle vittime si rivolgono alle Istituzioni: “Basta a scaricare le responsabilità sempre sugli altri.”

“Noi diciamo basta. Basta con questo gioco a scaricare la responsabilità sempre sugli altri, basta a nascondersi dietro le scelte di altri. Chi assume cariche istituzionali, che sia il sindaco di un piccolissimo Comune o il presidente del Consiglio, deve sapere che la poltrona sulla quale siede presuppone capacità, conoscenza, preparazione e, soprattutto, impone delle responsabilità”. Lo affermano i familiari di Stefano Feniello, una delle 29 vittime della tragedia dell’hotel Rigopiano.

“Troppo facile – dicono i familiari di Stefano, assistiti dall’avvocato Camillo Graziano – addossare le colpe agli altri. Sono morte 29 persone, ad oggi questa è l’unica certezza. Nessuno può permettersi di trarre conclusioni oggi e anticipare sentenze, ma nessuno può permettersi di sfruttare questa tragedia per fare il classico gioco, tipico della politica italiana, dello scaricabarile”. “Nessuno – proseguono – vuole emettere sentenze prima del tempo né, ovviamente, sostituirsi all’autorità giudiziaria che avrà il compito di stabilire se le conclusioni della Procura sono corrette o meno”.

Poi si rivolgono al deputato Gianni Melilla (Mdp) che, nel giorno della notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di sei persone, tra cui il sindaco di Farindola e il presidente della Provincia di Pescara, ha invitato a riflettere su quella tragedia, esprimendo vicinanza ai due “e ai rispettivi funzionari indagati perché so le difficoltà in cui operano, la scarsità di risorse e le enormi responsabilità a cui sono sottoposti”.

“Dispiace – dicono i Feniello – che un deputato della Repubblica Italiana esprima vicinanza agli indagati in quanto ‘vittime’ dei tagli operati dalla politica. Quella politica di cui Melilla fa parte, quella politica che è sempre pronta a criticare l’operato degli altri, ma mai a fare autocritica”. “Se passasse il ragionamento del deputato, noi famigliari delle vittime con chi dovremmo prendercela? Con i tagli operati dalla politica? E allora, se è vero che il sindaco di Farindola e il presidente della Provincia non avevano le risorse per mantenere la zona al sicuro, perché rischiare? Perché far salire gli ospiti fino all’Hotel? Perché consentire all’Hotel di rimanere aperto? Anche su questo vogliamo dare la colpa a chi ha fatto i tagli?”, concludono i familiari di Stefano.