Pescara, la Finanza confisca beni per 2 milioni di euro

Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Pescara ha eseguito un provvedimento di confisca di un ingente patrimonio riconducibile a un imprenditore fallito.

L’uomo, definito imprenditore fallimentare seriale, lo scorso anno era destinatario di misura cautelare degli arresti domiciliari, proprio con l’accusa di aver condotto al fallimento due società dopo aver accumulato debiti nei confronti dell’erario per oltre 2,5 milioni di Euro, omettendo sistematicamente il versamento delle imposte. L’attuale provvedimento di confisca del patrimonio immobiliare, societario e finanziario, situato nelle province di Pescara e Chieti, è stato emesso dal Tribunale di L’Aquila.

“È stata acquisita definitivamente al patrimonio dello Stato, – si legge nella nota dei Finanzieri – la totalità delle quote di una società di capitali, operante nel settore immobiliare, comprensive di tutti i beni aziendali nonché immobili siti nei comuni di Rosciano (Pescara) e Chieti, conti correnti bancari e un’autovettura di grossa cilindrata.
Tali beni, tutti riconducibili al proposto, hanno un valore complessivo di circa 2 milioni di euro. L’odierno provvedimento costituisce l’epilogo di complesse indagini eseguite in applicazione del Codice Antimafia, nel cui ambito il Tribunale di L’Aquila – Sezione Specializzata Misure di Prevenzione, condividendo le risultanze investigative delle Fiamme Gialle di Pescara e accogliendo la proposta di sequestro formulata dalla Procura della Repubblica di Pescara, aveva già disposto, lo scorso 14 ottobre 2019, il sequestro dei citati beni, riconoscendo il profilo criminale del proposto, e ritenendo illecitamente accumulate, in quanto di valore fortemente sproporzionato rispetto ai modesti redditi dichiarati, le sue disponibilità patrimoniali e quelle dei suoi familiari.
Le indagini di polizia economico-finanziaria, condotte dai Finanzieri, come evidenziato dall’Autorità Giudiziaria nel suo provvedimento, hanno descritto un quadro complessivo in cui l’imprenditore risulta avere coinvolto i suoi parenti e altri prestanome nell’attività delittuosa, consistita nello svuotare società a lui riconducibili quale amministratore di fatto, per poi farle fallire o cancellarle dal registro imprese. Indizi che, rapportati alla pericolosità sociale della persona, intesa come attitudine a trarre abitualmente mezzi di sostentamento dai proventi di attività delittuose, e ai modesti redditi dichiarati, hanno costituito i presupposti per l’applicazione della misura preventiva. Il patrimonio sottoposto a confisca verrà gestito dall’Agenzia Nazionale per i beni Sequestrati e Confiscati, che ne curerà la destinazione e il riutilizzo a fini sociali”.