Allarme bomba a Pescara, indagini su Lady Coumadin

Dopo l’allarme bomba scattato ieri a Pescara, perquisiti sia l’abitazione che lo studio di Lady Coumadin, la donna accusata di avere somministrato al marito un farmaco anticoagulante con l’intenzione di sopprimerlo.

Che fossero realmente delle bombe non lo aveva creduto quasi nessuno, ma siccome il diavolo si annida nei dettagli, l’operazione bonifica è partita comunque, capillare e scrupolosa. Alla fine potrebbe essere quello che sembrava: il gesto eclatante, ma non esplosivo, di una persona che ritiene di avere subito un torto, anche quando la legge nutre qualche dubbio in proposito. La vicenda ha già una sospettata numero uno: Daniela Lo Russo, passata alla storia come Lady Coumadin e oggi sotto processo per aver somministrato al marito massicce dosi di un farmaco che, ironia della sorte, è nato come veleno per topi ed è stato poi promosso a terapia salvavita. Ieri, scattato l’allarme, i fatti sono stati collegati ai ritrovamenti delle finte bombe, subito sono state perquisiti sia lo studio che la casa, in zona colli, dove la donna vive con il figlio Michele Gruosso. Che sia stata lei, ed eventuali complici, a mettere a soqquadro la città per quattro ore, non è ancora provato. Qualche novità potrebbe arrivare dall’analisi approfondita delle immagini della sorveglianza, già al vaglio degli inquirenti e che hanno già evidenziato una persona, vestita da donna, con gonna lunga e un turbante che le avvolge il viso, avvicinarsi all’ingresso del tribunale e depositare il pacco verso le 7 di ieri mattina. Una cosa però è certa: chi ha innescato l’allarme bomba, pur non avendo inserito materiale esplodente nei 5 pacchi con lettera minatoria piazzati in altrettanti luoghi della città, è stato comunque in grado di procurare tanto caos. La mattinata convulsa è iniziata presto, alle 7.30, con la prima busta venuta alla luce in via Regina Margherita, nei pressi dell’abitazione del magistrato Rosangela Di Stefano. Una di quelle buste imbottite, utilizzate anche per la spedizione di piccoli oggetti, e un foglietto minaccioso e offensivo nei confronti del pm che di lì a poche ore avrebbe rappresentato la Procura nel processo a carico proprio di Daniela Lo Russo. Pochi minuti dopo il primo ritrovamento, altri involucri simili sono apparsi davanti a quattro luoghi diversi: il comando provinciale dei carabinieri di viale D’Annunzio, il tribunale, i locali del distretto sanitario Asl di via Rieti e di fronte alla Camera di Commercio. E mentre la città, con la circolazione paralizzata nell’area dei cinque punti sotto attacco, si ritrovava preda del caos, gli artificieri iniziavano il loro lavoro che li portava a scoprire quello che si sperava e un po’ si sospettava: nelle buste c’era solo una bomba simulata, un po’ di plastilina, qualche filo elettrico e un campanello, ma niente che potesse fungere da detonatore. Il messaggio lasciato però era forte e chiaro e annunciava praticamente un’ecatombe. Poco dopo, cessato l’allarme, in tribunale veniva fissata la data della prossima udienza, il 21 ottobre. Il processo è relativo alla vicenda che vide un imprenditore edile di Santa Teresa, Antonio Di Tommaso, 56 anni, finire vittima del piano orchestrato dalla moglie, Daniela Lo Russo, originaria della Puglia. La donna, che ha sempre respinto l’intenzione di uccidere, si difese sostenendo di avere desiderato solo di farlo soffrire per forti dissapori familiari. Coimputato per ol tentato omicidio è anche il figlio della donna, Michele Gruosso. Nel processo sono coinvolti anche un colombiano e un piemontese: uno avrebbe aggredito Di Tommaso sotto casa con una mazza da baseball, l’altro avrebbe  avuto un ruolo di intermediario. Ieri l’avvocato Domenico Travaglini ha informato i giudici che Daniela Lo Russo, sua assistita, dopo essersi recata in questura per la verbalizzazione della perquisizione si è sentita male ed è andata in ospedale, dove è stata ricoverata. Non è la prima volta che la Lo Russo si sottrae ad appuntamenti significativi con gli inquirenti. Il farmaco Coumadin è un potente anticoagulante in grado di provocare emorragie interne.

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