Abruzzo, torna l’allarme processionaria

Tornano a fare paura le larve pelose  che procedono in fila indiana all’attacco della vegetazione nelle aree verdi: negli ultimi giorni, da diversi comuni d’Abruzzo, la processionaria è stata segnalata in più occasioni.

L’insetto, considerato pericoloso per la sua voracità, è uno dei più distruttivi per le foreste, in grado di le foglie degli alberi anche in aree molto vaste. La pianta più colpita è il pino (in particolare il pino nero e il pino silvestre), ma le larve non disdegnano larici e cedri. Dalla Federazione dei dottori agronomi e forestali arrivano alcuni consigli per prevenire i rischi causati da questo pericoloso insetto.

“La processionaria del pino (Thaumetopoeapityocampa) è un insetto dell’ordine dei lepidotteri appartenente alla famiglia Notodontidae, chiamata così proprio per l’abitudine di muoversi sul terreno creando una sorta di processione. Il problema in Abruzzo non è ciclico e non va sottovalutato, anche per la particolarità dell’inverno appena trascorso. Dopo un periodo di freddo intenso e nevicate abbondanti, alle prime temperature miti l’insetto ha iniziato il suo percorso. La processionaria, oltre a influire in maniera devastante sulla vita di alberi e foreste, è pericolosa anche per uomini e animali. I Dottori Agronomi e Dottori Forestali hanno effettuato alcuni sopralluoghi su zone segnalate da cittadini ed hanno rilevato, in questi giorni, infestazioni in piena attività. Va prestata la massima attenzione perché gli aculei invisibili delle larve sono urticanti e se finiscono sulla pelle o a contatto degli occhi creano dermatiti e reazioni allergiche anche severe. La processionaria risulta molto pericolosa in particolare nei confronti di cavalli e cani, i quali, brucando l’erba o annusando il terreno, possono inavvertitamente ingerire i peli urticanti che ricoprono il corpo dell’insetto. Tra i sintomi che possono presentare i cani c’è l’improvvisa e intensa salivazione, provocata dal violento processo infiammatorio principalmente a carico della bocca o in forma meno grave dell’esofago e dello stomaco. Con il passare dei minuti, la lingua può subire un gonfiarsi abnormemente, talvolta raggiungendo dimensioni tali da soffocare l’animale”.

La processionaria attacca soprattutto i pini, i cedri e le conifere in generale. In inverno le larve svernano in nidi bianchi a forma di bozzolo, grandi diversi centimetri; a primavera inoltrata scendono lungo il tronco facendo la cosiddetta “processione”. È molto importante che chiunque si accorga della presenza dell’insetto nel proprio giardino o nei parchi pubblici e nelle aree verdi e delle scuole, ne segnali immediatamente la presenza alle autorità comunali. Il Comune ha l’obbligo di rimuovere il parassita, come previsto dal decreto del 2007 emanato dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.

“Al di fuori dei centri urbani – prosegue la nota degli agronomi – si nota la sua presenza nelle pinete artificiali specialmente al di sotto dei mille metri di quota per cui attenzione a chi fa gite fuori porta e escursioni vicino tali formazioni arboree. Tale fenomeno si ripete naturalmente in cicli di cinque-sette anni ma, periodi climatici invernali favorevoli al parassita e l’assenza di una reale pianificazione forestale da parte delle autorità regionali al fine di rinaturalizzare le pinete artificiali con interventi selvicolturali, accrescono il problema in intensità e in frequenza. In ogni caso è meglio non avvicinarsi, né sostare sotto piante infestate; non tentare con mezzi artigianali di distruggere i nidi, in quanto il primo effetto che si ottiene è quello di favorire la diffusione nell’ambiente dei peli urticanti; a fine inverno-inizio primavera, quando si possono osservare con particolare frequenza le processioni di larve lungo i tronchi o sul terreno, evitare di raccogliere i bruchi senza protezioni e con mezzi inadeguati (scope, rastrelli, ecc.); lavare abbondantemente frutti e prodotti di orti in prossimità di pinete infestate e, in caso di contatto con la pelle, lavare abbondantemente il corpo (capelli inclusi) con acqua e sapone; manipolare i vestiti con guanti e lavarli anch’essi avendo cura di utilizzare acqua a temperatura elevata; sulle parti che hanno toccato larve e nidi utilizzare eventualmente strisce di scotch come un mezzo depilante per asportare parte dei peli ancorati alla pelle; utilizzare sulle parti arrossate una pomata antistaminica per lenire il fastidio. Nell’eventualità di contatto con gli occhi, inalazione o ingestione dei peli urticanti è invece suggerito un immediato consulto clinico”.

Il presidente della Federazione dei dottori agronomi e forestali, Mario Di Pardo, sottolinea che il problema si verifichi ogni anno a causa della mancata azione prevenzione da parte degli Enti locali e che sarebbe sufficiente, nelle zone dove si è già manifestato prima, asportare i nidi interi e bruciarli, mentre in primavera, quando l’insetto è già uscito dal nido, si può solo intervenire con trattamenti con agrofarmaci autorizzati.