Il M5S e il calvario di una 13 enne aquilana

Il M5S e il calvario di una 13 enne aquilana. La parlamentare aquilana del M5S, Enza Blundo, vicepresidente della Commissione Infanzia ed Adolescenza, denuncia il caso di una minore originaria del capoluogo di regione.

«Lascia esterrefatti la scelta dei servizi sociali di Perugia di trasferire la minore di origini aquilane L. S., di appena 13 anni, in una struttura d’accoglienza umbra, dopo che la stessa ha trascorso gli ultimi due anni in affidamento presso una famiglia lombarda. Una soluzione, afferma la parlamentare del M5S, che le aveva permesso, seppur faticosamente, non solo di costruirsi nuovi affetti, inserirsi proficuamente in un contesto scolastico, ma anche di mantenere regolari rapporti con la famiglia d’origine».

«La storia di L. – prosegue l’esponente pentastellata – è ancora più sorprendente perché i servizi sociali di Perugia si sono arrogati il diritto di deciderne l’improvviso trasferimento nel territorio umbro, nonostante il Tribunale per i Minorenni dello stesso capoluogo abbia da tempo negato la propria competenza territoriale, riconoscendo quella del Tribunale per i Minorenni di Milano nel cui circondario la minore, seppur vivendoci stabilmente da oltre due anni, non risulta essere residente per una banale omissione dell’ente affidatario».

“È evidente che, con tale scelta, si sradichi nuovamente una adolescente che invece dovrebbe essere aiutata a preservare i legami relazionali che ha già costituito e si renda ancor più difficoltoso un progetto di rientro in famiglia».

«Mi chiedo, conclude la parlamentare Enza Blundo,  per quanto tempo ancora continueranno a imperversare l’autoreferenzialità dei servizi sociali, la burocrazia e la mancanza di coordinamento tra i tribunali per i minorenni e gli altri organismi che, con mani esageratamente libere, operano nel settore, al punto da decidere, in molti casi arbitrariamente, la collocazione del minore, condizionandone di fatto la crescita psico-fisica e gli affetti? Sul caso in particolare ho deciso di chiedere una inchiesta parlamentare per verificare i criteri di scelta utilizzati dai soggetti chiamati alla tutela della minore».

Fabio Lussoso: