Bonifica Bussi, Avvocatura Stato: “Rischio contenzioso da revoca bando”

Bussi: Avvocatura Stato, rischio contenzioso da revoca bando. Parere a ministero Ambiente su appalto bonifica post sentenza.

“Si potrebbe valutare la possibilità di revocare la gara sul presupposto dell’intervenuta individuazione del responsabile dell’inquinamento” ma “deve tuttavia rilevarsi come anche tale ultima soluzione non sia esente da rischi ed incerto esito”: così si chiude il parere dell’Avvocatura Generale dello Stato sull’ipotesi avanzata dal ministero dell’Ambiente di revoca in autotutela del bando di gara per le bonifiche delle discariche 2A e 2B nel Sito Nazionale di Bonifica a Bussi. Il parere rilasciato il 18 novembre 2019, che l’ANSA ha potuto consultare, fa riferimento all’ “esistenza di diverse criticità” nella procedura di gara in oggetto segnalate dal ministero dell’Ambiente “anche a seguito del parere reso dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici”.

“Risulta altresì che solo dopo l’aggiudicazione definitiva è stato individuato il responsabile dell’inquinamento. In tale contesto – prosegue la nota – sembrerebbe che la stipula del contratto con l’attuale aggiudicatario potrebbe rilevarsi pregiudizievole per codesta Amministrazione, sia in quanto non sembrerebbe soddisfare le esigenze di bonifica del sito; sia in quanto risulterebbe estremamente difficoltoso il recupero delle somme nei confronti del responsabile medesimo”.

C’è infine il richiamo ai rischi di contenzioso derivante dalla revoca dell’appalto per un importo di 38 milioni di euro indetto nel 2015 dall’allora Commissario di Governo, Adriano Goio, poi scomparso durante l’iter di valutazione delle offerte. Il ministero aggiudicò definitivamente l’appalto ad un raggruppamento d’imprese capitanata da Dec-Deme a febbraio 2018. A fine 2018 il ministero ha avviato un ripensamento che, secondo quanto comunicato pochi giorni fa dal direttore del ministero, Lo Presti, al Comune di Bussi, sta portando alla notifica all’aggiudicatario della revoca della gara con la riconsegna dei relativi fondi al ministero dell’Economia.

Di seguito la nota della Segreteria Operativa Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua:

Bussi, parere avvocatura conferma i rischi di danno erariale in una vicenda farsesca e surreale. Passaggi incredibili: come è possibile che la completa rimozione di tutti i rifiuti e i terreni inquinati possa “non soddisfare le esigenze di bonifica”? I dirigenti ministeriali imporranno forme di bonifica più radicali – quali – a Edison? “Difficoltoso recuperare le somme dal responsabile dell’inquinamento”: forse è meglio “buttare la spugna con gran dignità” come infieriva De André? Il parere a nostro avviso ondivago dell’Avvocatura dello Stato, 14 righe di condizionali prive di riferimenti espliciti a leggi e sentenze pregresse su casi simili nonché ai documenti dell’appalto e della procedura di cui si tratta, righe fondate su indicazioni errate e fuorvianti se non peggio – e presto usciranno documenti clamorosi su questo aspetto – del Ministero dell’Ambiente, alla fine tira fuori il rospo: la revoca ci fa correre il rischio di risarcimenti milionari all’aggiudicatario a cui viene sottratto l’appalto. Quindi, pure se i fondi dovessero tornare per il SIN di Bussi dal Ministero dell’Economia dove sono stati rimandati indietro sciaguratamente dal Ministero dell’Ambiente, cosa su cui purtroppo nutriamo forti dubbi, rimarrebbero comunque sub-iudice per anni con il rischio di venire falciati per via delle cause. Una soluzione geniale” così Renato Di Nicola del Forum H2O commenta il parere di una pagina scarsa dell’Avvocatura dello Stato reso su richiesta del Ministero dell’Ambiente che ora, dopo cinque anni dall’indizione della gara e oltre due dall’aggiudicazione definitiva, vuole revocare l’appalto delle discariche 2A e 2B nel sito nazionale per le bonifiche di Bussi.

Stupefacente poi leggere l’ipotesi, formulata in una riga e scaturita forse dagli errati presupposti indicati dal Ministero, che un appalto che imponeva la completa e totale rimozione non solo dei rifiuti ma anche dei terreni contaminati sottostanti possa “non soddisfare le esigenze di bonifica”. Zelo commovente per uno Stato che in 13 anni non è riuscito neanche a far mettere in sicurezza il sito di Bussi con i cancerogeni che fuoriescono in libertà. Aspettiamo con curiosità chiarimenti sull’esistenza di forme di bonifica più radicali e magari anche più costose che sicuramente i dirigenti del ministero Distaso e Lo Presti vorranno a questo punto imporre a Edison. Speriamo che tale “soluzione” non sia quella che un altro dirigente del Ministero aveva prospettato nel 2014, il meno costoso “tombamento” in loco dei rifiuti.

Anche il passaggio, anch’esso privo di qualsiasi riferimento esplicito all’ordinamento e alla giurisprudenza, sulla eventuale difficoltà di accollare le spese a Edison, individuata come responsabile, dopo che il Commissario aveva recuperato senza tanti problemi i soldi del capping della discarica Tremonti mandando alla società le relative fatture, ci pare una forma di auto-censura preventiva infondata e inaccettabile da parte di uno Stato che deve imporre il rispetto delle norme. Ci fa venire in mente quel famoso passaggio della canzone di De Andrè “Prima pagina, venti notizie Ventun’ingiustizie e lo Stato che fa Si costerna, s’indigna, s’impegna Poi getta la spugna con gran dignità”

A questo punto, se questo è l’atteggiamento, ci aspettiamo dal Ministero un bel tana libera tutti nazionale sul principio “chi inquina paga” per la gioia delle grandi aziende così la finiamo con questa pantomima farsesca.

Rincuora che altri pezzi dello Stato stiano invece perseguendo con rigore quanto previsto dalle leggi del paese per far prevalere l’interesse pubblico a vedere un territorio riqualificato totalmente con un congruo risarcimento.

In ogni caso, riteniamo che fondare la revoca dell’appalto su un parere del genere sarebbe un’iniziativa letteralmente spericolata da parte del Ministero. Auspichiamo che l’uscita di questa e di altre carte che i dirigenti del Ministero dell’Ambiente non stanno rilasciando nonostante gli accessi agli atti possa far scattare un ravvedimento operoso anche attraverso una verifica interna presso il Ministero dell’Ambiente.

Attendere altri 6-7 anni se non di più per la bonifica sarebbe indecente.

 

Antonella Micolitti: