Pasqua in Abruzzo, tra riti religiosi, tradizioni e sapori

Un forte spirito religioso caratterizza le rappresentazioni e i riti della Pasqua in Abruzzo, arricchita da tradizioni antiche e sapori tipici.

Tra le tante celebrazioni che svolgono nella regione ne ricordiamo alcune: a Penne si svolge la storica processione del Cristo Morto, una tra le più antiche, risalente al 1570. A partire dal tramonto la processione attraversa le vie del centro storico, da Colle Sacro a Colle Castello, accompagnata dalla banda musicale e dal coro cittadino che intona il Miserere.

“La sua unicità – spiega l’organizzazione – è dovuta ai simulacri che la compongono: il gruppo ligneo della Passione; la Coperta funebre, anche conosciuta come Copertone, ricamata in oro ed argento e fili di seta variopinti con la tecnica del punto raso su base di velluto nero, sulla quale è adagiata la statua del Cristo morto; la statua della Vergine Addolorata, ultimo simulacro che compone la processione, è una conocchia del XVIII secolo. La memoria popolare e i versi del poeta e scrittore Luigi Polacchi ricordano che, nel XIX secolo, l’Addolorata, durante la processione, era scortata da donne e bambine vestite di nero, le “addoloratine”. Oltre ad immergersi nella suggestiva atmosfera della storica processione, quest’anno sarà possibile ammirare il “Cristo di pezza”, antico simulacro del Cristo morto, realizzato in stoffa, protetto e custodito per secoli in una pregiata urna di legno e vetro, nella chiesa di San Giovanni Battista dalle monache di Malta, la cui storia è avvolta da leggende e misteri”.

Sempre nel Pescarese, a Spoltore, il giorno di Pasqua si rinnova l’antico rituale della Madonna che corre, tradizione religiosa simile a quella che si svolge a Sulmona. La sacra rappresentazione quest’anno compie cento anni. L’antico rituale si tiene in Piazza D’Albenzio, Maria Maddalena corre per dare l’annuncio gioioso della Resurrezione del Cristo, ma la madre, vestita di nero, non ci crede. Solo al terzo tentativo, ancora incredula, si avvia verso il centro della piazza, seguita da San Giovanni e Maria Maddalena. Alla vista del Figlio, la Madonna lascia cadere il manto nero sotto cui appare una splendida veste bianca. La stessa mattina di Pasqua, sempre a Spoltore c’è la gara di Scucchio, un antico gioco contadino con uova variopinte.

A Pianella il giorno di Pasqua è caratterizzato dalla rappresentazione storica Lu Bbongiorne: dall’alto di un carro alcuni giullari, accompagnati da musici, girano per le vie del paese trainati dai contradaioli. La rappresentazione del pomeriggio di Pasqua, come ormai da tradizione, viene arricchita da “La Predeche de S. Zelvestre”, una sorta di satira originale su vizi e virtù del popolo pianellese.

A Villa Badessa, una frazione del comune di Rosciano in cui è presente una comunità italo-albanese che segue il rito Bizantino, le celebrazioni della Settimana Santa iniziano con gli “enkomia”, il pianto delle donne durante la veglia notturna sulla icona della deposizione di Cristo. Nelle ore notturne che precedono la domenica di Pasqua il papas, seguito dai fedeli, dà vita ad una suggestiva processione. Al sorgere del sole il papas canta il primo verso del Vangelo secondo Giovanni. Poi il corteo si avvia verso la chiesa; conclusa la liturgia del mattino, ci si scambiano gli auguri donandosi a vicenda uova dipinte e decorate.

La processione del Venerdì Santo o del Cristo morto di Chieti è forse la più antica d’Italia. La sua origine risalirebbe all’842 d.C., anno in cui si concluse ufficialmente la ricostruzione della prima cattedrale, distrutta nell’801 da re Pipino. Nel XVI secolo nacque l’Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti che ancora oggi cura l’allestimento del rito. Subito dopo la Messa Vespertina, la processione esce dalla cattedrale di San Giustino snodandosi lungo il corso principale e le altre vie del centro storico. I simboli della passione e le statue del Cristo Morto e della Madonna sono seguiti dal coro per tenori primi, tenori secondi e bassi, composto da oltre 160 elementi, che intona il Miserere composto verso il 1740 da Saverio Selecchy (Chieti,1708-1788), maestro di cappella della cattedrale.

Anche a tavola è Pasqua, con i piatti tipici della cucina abruzzese: lasagna, pasta alla chitarra, brodo con la pizza rustica, agnello, verdure ripassate in padella, carciofi ripieni. Immancabili i fiadoni, i rustici di pasta con ripieno di formaggio, e infine pupe e cavalli, dolci tipici abruzzesi. Entrambe le figure portano un uovo sodo avvolto in due strisce di pasta incrociate, come simbolo di rinascita e di unione.