Il destino del Palazzo Arta, ex sede della Sanità in piazza Martiri Pennesi a Teramo, continua ad alimentare il dibattito pubblico.
Al centro della discussione c’è la possibilità di abbattere l’edificio – dichiarato a rischio sismico – e ricostruirlo con un piano in più. Una prospettiva che suscita forti contrasti, sia all’interno delle istituzioni che tra le forze politiche.
Lo stabile è di proprietà dell’ARPA Abruzzo (ex Arta) e, in parte, della Provincia di Teramo, che detiene il piano terra e il primo piano. Il presidente della Provincia, Camillo D’Angelo, si dice contrario alla ricostruzione nello stesso sito e propone la delocalizzazione degli uffici in altre aree del territorio, come Piano D’Accio o Mosciano. Anche all’interno della maggioranza si registrano perplessità, con il Movimento 5 Stelle che boccia il progetto con un netto: “La bruttura non s’ha da fare”.
L’opposizione, dal canto suo, chiede di trasformare l’intervento in un’opportunità per ridisegnare uno spazio strategico del centro storico, immaginando la creazione di una piazza, aree verdi o strutture culturali più leggere. Il Partito Democratico, tramite la segretaria comunale Pamela Roncone e l’assessore Marco Di Marcantonio, ricorda che la decisione spetta ad ARPA e Regione, invitando la minoranza comunale – che però è maggioranza in Regione – ad assumersi le proprie responsabilità. Anche Azione interviene, definendo “miope” l’amministrazione comunale e chiedendo che l’area torni ad avere una funzione pubblica e armoniosa.
L’ex amministratore Valdo Di Bonaventura sottolinea infine che il rischio abbattimento era noto da mesi, ma solo ora emergono le posizioni politiche. Dal Comune, l’assessore Graziano Ciapanna chiarisce che l’ente non ha voce in capitolo non essendo proprietario dello stabile, anche se è stato chiesto di mascherare gli impianti previsti nella nuova costruzione. “Se la Provincia vuole delocalizzare, lo faccia”.