Teramo, la chiesa di San Giuseppe a rischio crollo

L’associazione “Teramo Nostra” continua la sua battaglia per la messa in sicurezza della preziosa chiesa di San Giuseppe a Teramo a rischio crollo da anni.

Un edificio che già oltre un anno fa aveva dato segno di instabilità, con il tetto ceduto a causa del maltempo e dell”incuria. Da qui sono iniziate le critiche alla Sovrintendenza e alla Curia di Teramo-Atri da parte dell’associazione teramana, che sottolinea non solo il mancato intervento, ma anche la mancata risposta per la chiesa, a due passi dallo stadio Comunale. La chiesa della Confraternita dei Falegnami è piena di manufatti artistici che segnano importanti passaggi storici della città, sin dalla fondazione in epoca romana come tempio di Venere.

La chiesa è stata eretta tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo. L’edificio, con tetto a capanna e muratura in pietre disposte irregolarmente, è caratterizzato da un portale rifinito in pietra con capitelli a voluta che sorreggono la cornice inferiore del timpano, spezzato centralmente da una grande voluta sovrastata da una croce. Al di sopra è presente un piccolo oculo con decoro esterno a punte di diamante. Il portale è affiancato da due piccole finestre quadrate, collocate in basso. L’interno, a navata unica, conserva un altare ligneo realizzato fra gli anni Sessanta e Settanta del Seicento, dalla bottega teramana di Domenico Aviotto. Esso conserva quattro tele laterali sempre della seconda metà del Seicento (tra gli episodi biblici raffigurati si menzionano: l’angelo che appare in sogno a San Giuseppe, la fuga dall’Egitto, il matrimonio), mentre la tela centrale, raffigurante la Fuga in Egitto, è stata realizzata nel 1630 ed è opera della bottega dell’artista Majewskj (che ha operato anche nella cattedrale). Nel fastigio dell’altare si conserva una tela del tardo Settecento. In cattivo stato di conservazione è il soffitto ligneo dipinto, di epoca barocca. Nella chiesa si conserva anche una lapide con iscrizione medioevale in versi, che recita le lodi di una fonte sita nei pressi della chiesa, frequentata fin dal XIII secolo.

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Federico Di Luigi: