Soccorso alpino in Abruzzo: Aumento del 35% delle attività nel 2019

 Clamorosa stagione di lavoro per il Cnsas che probabilmente segna una svolta nel rapporto con la montagna appenninica: perchè rispetto al 2018 l’aumento degli interventi in Abruzzo è stato del 25% nel periodo luglio-agosto e del 10% a settembre-ottobre.

Si tratta quindi di un aumento complessivo del 35%. Secondo i dati forniti dallo stesso Soccorso alpino gli interventi sono schizzati in alto soprattutto per le voci che riguardano cadute e malori: il 50%, ma non mancano neanche voci relative a perdita di orientamento, incapacità a seguire percorsi e sentieri, cadute varie. In termini strettamente numerici nei 4 mesi gli interventi sono stati 75 a luglio-agosto e 38 nel periodo settembre-21 novembre: che fa un totale di 2 persone al giorno nel primo periodo e di una ogni due nel secondo. Mai successo negli anni precedenti. I fattori che hanno prodotto questa crescita esponenziale del soccorso e del pericolo sono molteplici, ma come afferma il presidente del Cai dell’Aquila Vincenzo Brancadoro

”il caldo fa da contorno ad un fenomeno culturale: l’80% della gente che sale in montagna è impreparato, l’aumento del flusso e delle presenze sugli Appennini nel periodo estivo non va di pari passo con la qualità. E la montagna, si sa, non perdona”. ”Ho visto gente a Prati di Tivo con gli infradito, ossia cose che voi umani…”. Utilizza la storica metafora di Blade Runner Vincenzo Brancadoro, presidente del Cai dell’Aquila, nel commentare gli sconcertanti dati del Cnsas sui soccorsi effettuati nelle montagne abruzzesi durante il periodo estivo con aumenti del 35%. ”Questi dati vanno intersecati con quelli sulle presenze turistiche che credo vedano un calo nella stessa area, ma è evidente che l’aumentato flusso mordi e fuggi non corrisponde ad aumento della qualità delle presenze in montagna – chiarisce Brancadoro – paradossalmente aumentano i negozi di attrezzature ma questo non va di pari passo con la conoscenza della difficoltà di andare in montagna. Le nostre montagne sono faticose, difficili e a volte lunghe, e bisogna dirlo chiaramente: richiedono preparazione. E invece c’è gente con problemi cardiaci che va sul Corno Grande’. Nello stesso tempo non possiamo mettere i tornelli ai sentieri perché non è giusto. Ecco perché consigliamo di seguire i corsi Cai, perché è bene che gli utenti della montagna siano consapevoli e invece viviamo in una società che mangia tutto…’. Non per presunto sciovinismo, ma Brancadoro tese le lodi dell’abruzzese in montagna contrapposto al turista di passaggio. ”Ho dovuto soccorrere anche altoatesini di Bolzano sul GranSasso colpiti dal repentino cambio di clima… ma in generale l’abruzzese è meglio strutturato: perché specie quelli delle aree interne hanno un retaggio, un timore reverenziale nei confronti della montagna assoluto. La conoscono bene…”