Ricostruzione L’Aquila: 4 imprenditori arrestati

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Operazione dei carabinieri de L’Aquila nell’ambito di un’inchiesta della DDA sulla ricostruzione del post terremoto. Quattro imprenditori arrestati. Le denunce dei lavoratori dei cantieri esasperati.

I carabinieri del Reparto Operativo de L’aquila hanno eseguito in Abruzzo, Marche e Campania una serie di provvedimenti limitativi e perquisizioni nei confronti di imprenditori impegnati nella ricostruzione post-terremoto. L’indagine, denominata “Caronte”, e’ stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila. A dare il via alle indagini, che hanno portato al deferimento complessivo di 18 persone (in un’indagine avviata nel 2014 e protratta fino al 2016), è stata la denuncia di alcuni lavoratori esasperati, che hanno trovato il coraggio di squarciare il muro dell’omerta’ a cui erano costretti. I carabinieri hanno eseguito 9 misure cautelari personali nei confronti di altrettanti imprenditori ritenuti a vario titolo responsabili di estorsione, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, con l’aggravante della continuazione. A finire per prime nel mirino degli investigatori sono state due ditte operanti nella provincia di Caserta,una delle quali da qualche tempo ha trasferito la propria sede nell’aquilano. I  responsabili delle ditte, S.T., classe 1979, V.T., classe 1976, R.T., classe 1979, L.L., classe 1980, tutti sottoposti agli arresti domiciliari, sfruttando lo stato di necessita’, indigenza ed estrema difficolta’ economica in cui versavano gli operai, nei rispettivi comuni di residenza, avrebbero reclutato manodopera “a basso costo” (mantenuta in una condizione di sudditanza fisica e psicologica sotto minaccia di licenziamento), da impiegare nei lavori edili connessi alla ricostruzione post sisma 2009. I lavoratori, che erano subito allontanati in caso di proteste o rimostranze, al momento dell’assunzione, venivano costretti a sottoscrivere una lettera di dimissioni priva di data che era trattenuta dai datori di lavoro. L’indagine, coordinata dai pubblici ministeri David Mancini e Roberta D’Avolio, ha accertato che i dipendenti venivano costretti a subire violazioni della normativa relativa all’orario di lavoro, al riposo settimanale e alle ferie, violazioni della normativa in materia di sicurezza sul lavoro. Non veniva pagato lo straordinario, l’accantonamento alla Cassa Edile e gli assegni familiari. Ai dipendenti , inoltre, era stato imposto di attivare carte di credito/debito prepagate, che rimanevano nella esclusiva disponibilita’ del datore di lavoro (unitamente ai relativi codici Pin), il quale ritirava le somme presso uno sportello bancomat, decidendo poi di fatto quale esiguo importo versare realmente al dipendente. In ragione della minaccia di licenziamento, alcuni dei soggetti arrestati dovranno rispondere anche del reato di estorsione aggravata. Il fatto che alcuni degli imprenditori erano vicini a esponenti di rilievo della criminalita’ organizzata di matrice casalese rendeva ancora più efficaci le vessazioni. La Procura distrettuale antimafia de L’Aquila ha svolto indagini sui subappalti per approfondire ruoli e condotte, giungendo a ritenere che le ditte di riferimento, tutte operanti nel settore della ricostruzione anche con ruoli di una certa importanza, non solo fossero pienamente a conoscenza dell’operato degli imprenditori campani, ma ne abbiano tratto immediato e diretto profitto, fino ad assumere formalmente, in alcuni casi, personale della ditta subappaltatrice che, di fatto, ne manteneva il diretto controllo. Perciò  alle misure restrittive, sono state emesse dal gip del Tribunale di L’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, per il medesimo reato di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, con l’aggravante della continuazione”, anche 5 misure cautelari interdittive di “divieto temporaneo di esercitare attivita’ professionali o imprenditoriali”, per la durata di 6 mesi, nei confronti di altrettanti imprenditori titolari di quattro ditte, due collocate nella provincia dell’Aquila (T.D. classe 1953, T.D. classe 1976 e M.A. classe 1984), una in provincia di Chieti (D.G. classe 1966) ed una in provincia di Ascoli Piceno (D.G. classe 1962). Ai titolari delle ditte viene contestata, per il periodo dal 2013 al 2016, anche l’emissione di fatture per diverse centinaia di migliaia di euro relative ad operazioni inesistenti, in relazione al fittizio noleggio di mezzi e attrezzature, e allo svolgimento dei lavori. Per due delle ditte coinvolte e’ scattata la “misura interdittiva Antimafia”, adottata dalla Prefettura de L’Aquila, alcuni mesi fa, in sede di accertamenti istruttori espletati per le iscrizioni nelle cosiddette “white list” della ricostruzione post terremoto, proprio in virtu’ dei citati collegamenti con personaggi legati alla criminalita’ organizzata dell’area casalese.