Ricostruzione: è già rottura con il commissario Farabollini

Non piacciono ai sindaci del cratere le novità annunciate dal neo commissario alla ricostruzione Farabollini, in particolare sulla chiusura degli uffici speciali. Mercoledì prossimo vertice a Teramo con il presidente vicario della Regione Lolli.

Scontro aperto tra i presidenti delle Regioni Marche, Lazio, Umbria, Abruzzo, che sono anche i vicecommissari per la ricostruzione relativa al sisma del 2016, e il commissario alla ricostruzione Piero Farabollini. Un rapporto arrivato ai ferri corti ieri pomeriggio, nel corso della riunione tecnica della cabina di regia romana per il sisma, con quest’ultimo che ha abbandonato su due piedi tra le proteste il tavolo con i referenti locali della ricostruzione. Dopo l’approvazione all’interno del decreto Genova degli emendamenti che, in sostanza, tolgono potere decisionale e operatività alle Regioni, risalente al 18 ottobre scorso, la Conferenza Stato-Regioni ha approvato infatti all’unanimità un documento che prevede una serie di emendamenti che vanno nella direzione opposta: ossia quella di restituire poteri e competenze ai vicecommissari e agli assessori con delega alla ricostruzione nelle 4 regioni. Mentre il decreto prevede che il commissario alla ricostruzione del Centro Italia potrà emanare le proprie ordinanze senza la «previa intesa» con i presidenti delle Regioni, ma semplicemente avendoli «sentiti». Un documento – quello della Conferenza Stato-Regioni, che ha mandato su tutte le furie il commissario Farabollini e che di fatto apre una guerra tra Governo e Regioni, con queste ultime che ritengono – con l’approvazione del dl Genova – di “non dover dare corso all’attuazione di provvedimenti che non le vedono direttamente coinvolte nella fase decisionale e pertanto valuteranno se restituire la gestione della contabilità speciale e degli uffici speciali al commissario, valutando anche di ritirare tutto il personale regionale attualmente messo a disposizione”. Il presidente vicario per l’Abruzzo Giovanni Lolli va dritto per la sua strada, e già mercoledì 21 al tavolo con i sindaci nella sede dell’Ufficio speciale di Teramo, presenterà la proposta abruzzese al Governo: attribuire ai sindaci più margini di manovra, dunque la facoltà di approvare le pratiche della ricostruzione – sinora di competenza soltanto dell’ufficio centrale- con l’obiettivo di velocizzare l’iter della ricostruzione che nel cratere del 2016 è sostanzialmente ferma. Gli emendamenti presentati dalla Conferenza Stato-Regioni, s’inseriscono nelle Disposizioni urgenti per la città di Genova, e – si legge nel testo – Essendo il decreto “Genova” volto ad affrontare con misure straordinarie condizioni emergenziali verificatisi in Liguria e anche in altre aree del territorio nazionale, appare ragionevole estendere, per coerenza, le previsioni del comma 4 dell’art. 5 a tutte quelle Regioni che hanno subito eventi calamitosi riconosciuti con idonee deliberazioni a partire dall’anno 2016”, dunque ai presidenti-vicecommissari di Abruzzo, Umbria, Lazio e Molise. Lo Stato, ribadisce Lolli, deve soltanto controllare, perché è sbagliato accentrare le decisioni, soprattutto per un sisma tanto differenziato a seconda dei territori, come quello del 2016”.

Cambiano da “intesa” a “sentiti”  non c’è soltanto una modifica lessicale – interviene il sottosegretario alla presidenza della Regione con delega alla ricostruzione Mario Mazzocca – premesso che l’intesa ai vari provvedimenti commissariali, i presidenti delle regioni-vicecommissari, l’hanno sempre data in tempo reale, ad horas, e che quindi non si tratta di evitare un appesantimento procedurale, ma, al contrario, con il “sentite” le Regioni, lo si introduce di fatto. Tant’è che se dovesse verificarsi che una delle Regioni non sia d’accordo con un provvedimento, il Governo lo assume a prescindere, e il presidente di Regione-vicecommissario sarebbe obbligato a sottoscrivere i consequenziali atti di competenza anche se non è d’accordo. E’ evidente che la procedura non può funzionare. Gli emendamenti riguardavano diverse altre questioni, ad esempio quella sulla continuità del personale impiegato nel cratere 2016 su cui il decreto non dice assolutamente nulla; quindi l’Abruzzo può contare sui soli 29 lavoratori – il 70% amministrativo – senza poter minimamente sperare di elevarlo alle 50 unità come da pianta organica prevista e tanto meno alle 70 unità per equipararlo a quello delle Regioni Umbria e Lazio che hanno minore carico di lavoro rispetto all’Abruzzo.

IL SERVIZIO DEL TG8:

https://www.youtube.com/watch?v=8FiRHnlA4-w

Marianna Gianforte:

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  • Il Commissario alla ricostruzione Farabollini deve essere investito di tutti i poteri per velocizzare la ricostruzione già ferma da più di due anni e mezzo....una vera vergogna....viviamo in mezzo alle macerie...una desolazione per le persone che vivono sui luoghi devastati dal sisma....