Mirò: le associazioni chiedono lo stop, la Sile: “Abbiamo le autorizzazioni”

“Regione e Comuni di Chieti e Cepagatti facciano un passo indietro dopo l’adeguamento del Piano Stralcio Difesa Alluvioni sulla realizzazione di Mirò”: così il WWF Chieti-Pescara e le associazioni che si oppongono al progetto. Sile Costruzioni Srl spiega di avere tutte le autorizzazioni per completare l’opera

“Alla luce del recentissimo adeguamento del Piano Stralcio Difesa Alluvioni, la zona in cui è previsto l’insediamento del centro commerciale Mirò è a pericolosità elevata e deve, dunque, prevalere il principio di precauzione e va evitata ogni costruzione in area a rischio idraulico o idrogeologico”: è quanto ha detto, questa mattina, a Chieti il WWF Chieti – Pescara per fare il punto sul ricorso dinanzi al TAR presentato dall’Associazione contro il parere del Comitato Regionale per la Valutazione di Impatto Ambientale in favore dell’insediamento Mirò.

Alla conferenza stampa erano presenti la presidente del Wwf Chieti Pescara Nicoletta Di Francesco, l’avvocato Francesco Paolo Febbo e rappresentanti di Confcommercio, Confesercenti, Chieti Nuova 3 febbraio e delle associazioni che, insieme a diversi privati cittadini, hanno contribuito economicamente al ricorso.

Il Comitato VIA – è stato detto – sulla base di questi nuovi dati dovrebbe immediatamente annullare in autotutela il giudizio favorevole incautamente concesso e i Comuni dovrebbero dichiarare inedificabile l’intera zona ritirando ogni autorizzazione. Il WWF inoltrerà via PEC una diffida in tal senso già nei prossimi giorni.

«Il PSDA – ha sottolineato l’avvocato Febbo – è uno strumento tecnico, basato su evidenze scientifiche, elaborato dall’Autorità di Bacino sulla base di studi a livello universitario, che hanno coinvolto anche l’ateneo dell’Aquila. Trovo sconcertante che possano esserci pressioni politiche per una sua ridefinizione oppure osservazioni basate sulla deleteria scelta di edificare a ogni costo in aree esondabili. Nelle zone ad alta pericolosità non si deve costruire: questa è l’unica maniera possibile per azzerare il rischio. Non ha senso cercare di “interpretare” le evidenze scientifiche per negare il problema. Non ha senso perché i danni poi li pagano i cittadini, non solo sul piano economico: mi permetto di ricordare che la tragedia di Rigopiano, al di là delle responsabilità contingenti, ha alla base un fatto gravissimo: un albergo costruito in una zona soggetta a valanghe. Quel drammatico episodio con i suoi tanti morti avrebbe dovuto insegnarci che la prevenzione dev’essere un faro sempre acceso per chi gestisce la cosa pubblica, ma anche per gli imprenditori. Le costruzioni a ridosso dei fiumi o in zone a rischio idrogeologico vanno semplicemente evitate. Non serve costruire muraglie e meno che mai alzarle all’infinito: queste scelte non annullano affatto il rischio sul posto e comunque lo aumentano altrove. Dire no a un progetto in un’area inadatta dovrebbe essere il primo obbligo per politici e funzionari della pubblica amministrazione».

È stato anche osservato che le casse di laminazione, oltre a costare un enorme impiego di denaro pubblico (cioè di tutti i cittadini) rappresentano un palliativo che può mitigare gli effetti di un’alluvione ma non certo annullarli. In ogni caso si tratta di strutture che andranno gestite e costantemente manutenute, con ulteriori costi a carico della collettività, testimonianza di scelte politiche sbagliate.

Per la prima volta da quando il Wwf e le altre associazioni hanno avviato la battaglia contro il progetto Mirò la società Sile Costruzioni Srl interviene con una nota dell’Amministratore Unico Massimo Locatelli che riportiamo integralmente:

“In merito al ricorso presentato dal WWF contro il provvedimento regionale di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) postuma del 13 marzo 2025 relativo al centro “Mirò” di Cepagatti e Chieti, riteniamo necessario precisare quanto segue.

Legittimità del procedimento: il centro Mirò è in avanzato stato di costruzione sulla base di permessi di costruire del 2013. La proprietà ha già completato e ceduto alla Pubblica Amministrazione tutte le opere di urbanizzazione e riqualificazione ambientale previste. La sentenza definitiva del Consiglio di Stato n. 289/2025 ha riconosciuto alla Società il diritto ad ottenere la VIA postuma, procedura prevista dalla legge e non assimilabile a un “condono” ambientale.

Valutazione tecnica approfondita: la VIA postuma, avviata nel 2022 e conclusa nel marzo 2025, è stata il frutto di un’analisi tecnica accurata, condotta da tutti i dirigenti ambientali regionali competenti in materia. Il provvedimento conferma la valutazione positiva già rilasciata nel 2012, integrandola con le opere di sicurezza idraulica e ambientale realizzate nel frattempo.

Sicurezza idraulica e ambientale certificata: le Autorità ambientali competenti hanno attestato che non sussiste alcun profilo di pericolosità delle opere del Mirò già realizzate da anni, come infatti è stato certificato dall’Autorità preposta alla tutela contro i rischi idraulici, che ha anche ridotto a zero il relativo rischio. Tuttavia, gli studi commissionati di recente dall’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale, per l’incompleta restituzione dello stato di fatto del sito, propongono una diversa perimetrazione e classe di pericolosità, che nelle prossime settimane , saranno oggetto di confronto tecnico finalizzato all’aggiornamento del Piano Stralcio Difesa Alluvioni proposto.

Dovere istituzionale di completare l’opera: lasciare il cantiere incompiuto significherebbe provocare un grave degrado edilizio dell’area. È quindi preciso dovere delle Amministrazioni difendere il provvedimento VIA e consentire la conclusione dei lavori. Completare l’opera significa rispettare la Legge, anche nei confronti della proprietà che ha investito legittimamente sul territorio, sempre ottemperando a tutto quanto richiesto dagli Enti preposti”.

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Gigliola Edmondo: