A Loreto Aprutino La Fondazione No Man’s Land ha inaugurato il nuovo Spazio Ex-Caserma con una mostra di ceramiche d’artista a cura di Alessandro Cocchieri, direttore di Villa Pacchiani di Santa Croce sull’Arno
In esposizione ci sono opere in ceramica degli artisti: Marco Bagnoli, Alberto Garutti, Fabrice Hyber, Gülsün Karamustafa, Felice Levini, H.H. Lim, Luigi Ontani, Gino Sabatini Odoardi, Remo Salvadori, Donatella Spaziani, Giuseppe Stampone, Vedovamazzei.
Gli organizzatori spiegano che “Con questo progetto prosegue la collaborazione con i Musei Civici di Loreto Aprutino e, in particolare, con la Fondazione Giacomo Acerbo, dedicata alle Ceramiche di Castelli.
Lo Spazio Ex-Caserma, oltre a custodire e valorizzare opere in ceramica di grandi maestri contemporanei, si propone come luogo attivo e di ricerca, grazie alla collaborazione con partner nazionali e internazionali. Il progetto prevede inoltre iniziative e laboratori rivolti alle scuole di ogni ordine e grado, per promuovere la conoscenza e la sperimentazione della materia ceramica.
Oltre alla collaborazione con le scuole di Loreto, la Fondazione No Man’s Land ha attivato convenzioni didattiche con la Facoltà di Architettura dell’Università “Gabriele D’Annunzio” di Pescara e con l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila. L’iniziativa è realizzata con il sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiC, della Fondazione Pescarabruzzo e del Comune di Loreto Aprutino”.
Il progetto No Man’s Land (NML) nasce nel 2016 da un’idea condivisa tra Yona Friedman, l’architetto delle utopie realizzabili, e Mario Pieroni e Dora Stiefelmeier (Zerynthia). Situata su circa due ettari di terreno agricolo, la Fondazione NML è uno spazio di libertà, natura e arte, dove i partecipanti dialogano attraverso interventi artistici, condivisione di idee e pratiche collettive. Una “terra di tutti”, immersa nel paesaggio collinare di Loreto Aprutino, tra uliveti e vigneti.
Alessandro Cocchieri scrive: «Con lo Spazio EX Caserma ho voluto proseguire e approfondire una riflessione sul ruolo della materia nella ricerca artistica contemporanea, concentrandomi sulla ceramica come medium capace di attraversare i confini tra linguaggio, gesto e concetto. Questo progetto nasce da una necessità critica: comprendere come una materia così antica, fragile e al tempo stesso resistente, possa ancora oggi essere veicolo di riflessione sul pensiero plastico, sulla costruzione dell’immagine e sul valore del fare.
La genesi di questo percorso risale alla mostra In Ceramica, presentata al MAXXI L’Aquila nel luglio 2023, che ho curato in collaborazione con la Fondazione No Man’s Land e il Museo MAXXI. Quell’esperienza rappresentava una prima fase embrionale di una ricerca che oggi trova piena articolazione nello Spazio EX Caserma. Al MAXXI avevamo cominciato a sondare la possibilità di leggere la ceramica non come linguaggio specialistico, ma come territorio di attraversamento: un medium capace di rimettere in gioco le categorie di scultura, superficie e materia, e di interrogare la relazione tra gesto e concetto.
Gli artisti coinvolti — Marco Bagnoli, Alberto Garutti, Fabrice Hybert, Gulsun Karamustafa, Felice Levini, H.H. Lim, Luigi Ontani, Gino Sabatini Odoardi, Remo Salvadori, Donatella Spaziani, Giuseppe Stampone e Vedovamazzei — provengono da esperienze e poetiche molto differenti, e non tutti appartengono al campo della ceramica. Alcuni vi si sono accostati per la prima volta, altri hanno scelto di attraversarla come territorio di rischio, tensione e disorientamento. Proprio questa eterogeneità rende il progetto vitale: il confronto con una materia estranea obbliga ogni artista a ridefinire il proprio linguaggio, a misurarsi con la possibilità dell’errore, con la resistenza e la vulnerabilità del materiale. La ceramica, per me, non è un medium illustrativo ma analitico: uno strumento per interrogare la forma, la superficie, il tempo del fare e la responsabilità del gesto.
Come Fondazione No Man’s Land abbiamo voluto fare dello Spazio EX Caserma un luogo di ricerca permanente, un laboratorio in divenire, non un contenitore espositivo chiuso ma un organismo vivo che intreccia la pratica artistica, la formazione e la sperimentazione collettiva. Lo spazio ospita non solo opere, ma anche attività, laboratori, residenze e percorsi formativi rivolti alle scuole di ogni ordine e grado, nella convinzione che la conoscenza della materia sia una forma di conoscenza condivisa, costruita nel tempo e nella relazione.
In questa prospettiva, la ceramica ci interessa come linguaggio di resistenza: un modo per restituire centralità al fare, alla lentezza, alla fragilità e alla responsabilità del toccare. È una pratica che impone un ritmo diverso, che riporta l’attenzione sulla manualità e sulla trasformazione, su ciò che si genera attraverso cura e attesa. In un tempo dominato dalla velocità e dalla smaterializzazione delle immagini, la ceramica ci ricorda che l’arte può ancora essere un atto di presenza, una forma di pensiero che passa attraverso le mani e restituisce al fare artistico la sua dimensione più necessaria e umana».