Le nuove scoperte dell’ICRANet

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Le nuove scoperte dell’ICRANet. Riguardano l’astrofisica relativistica.

Le nuove scoperte  dell’ICRANet  presentate  dagli scienziati dell’International Center for Relativistic Astrophysics Network di Pescara , l’unica Organizzazione Internazionale fondata in Italia, i cui Membri sono l’Armenia, il Brasile, l’Italia e la Città del Vaticano, insieme all’Università dell’Arizona a Tucson, all’Università di Stanford e all’ICRA. Fondamentale l’apporto di importanti scienziati tra i quali c’è anche un nuovo premio Nobel che presto sarà in Abruzzo  ha annunciato oggi nel corso di una visita nella sede del piazzale della ex stazione di Pescara il presidente di ICRANet Remo Ruffini ai parlamentari abruzzesi e agli srudenti del Liceo Scientifico ” Da Vinci” di Pescara. Tra gli studiosi ci sono due giovani ricercatrici, la brasiliana Fernanda Gomes  de  Oliveira e la colombiana  Laura  Becerra , che hanno dimostrato che la nascita simultanea di un buco nero e di una giovane stella di neutroni può avere luogo in meno di tre minuti. Il loro progenitore è un  sistema binario formato da una stella in fase di esplosione come  supernova ed una stella di neutroni compagna.

In una nota di ICRANet si legge che si tratta di ” scoperte nell’ambito dell’astrofisica relativistica che lasciano aperta la possibilità di un sistema ancora più estremo,  nel  quale la neo formata stella di neutroni ed il neo nato buco nero possono essi stessi formare un sistema binario che,  per  emissione  di  onde  gravitazionali,  avrà  un  collasso  gravitazionale che  porterà  alla formazione di un unico e più grande buco nero massiccio. Questa ricerca ha trovato la sua base concettuale nella teoria della relatività generale e nella  meccanica quantistica,  ed è stata testata grazie ai dati ricevuti dai maggiori radiotelescopi e telescopi ottici all’ESO in Cile ed in USA, e dai telescopi a raggi X e Gamma lanciati  dalla  NASA ed  ESA,  oltre  che da Russia e Giappone.  I risultati di queste analisi sono presentati in due pubblicazioni nelle prestigiose riviste scientifiche americane  “The  Astrophysical  Journal”  e  “Physical  Review Letters”  .L e  due  recenti  scoperte  fondamentali  seguono quella effettuata nell’ambito della relatività generale, l’oggetto astrofisico più lontano nell’universo a z = 8, corrispondente ad un BdHN ad una distanza superiore a 15 miliardi di anni luce dalla Terra. Nei suoi primi  50 anni,  la teoria della relatività generale di  Albert Einstein ha sofferto un inizio particolarmente difficile, affrontando difficoltà nella struttura matematica, di una complessità senza precedenti,  nella formulazione della teoria di campo.  I dati sperimentali ed osservativi all’interno del  nostro sistema planetario erano molto marginali  e particolarmente difficili  da osservare.  Essi erano rappresentati da: la precessione anomala del perielio di Mercurio, i famosi 43 secondi d’arco per secolo; l’effetto, marginalmente misurabile, della deflessione della luce delle stelle lontane da parte del campo gravitazionale del Sole; lo spostamento verso il rosso delle righe spettrali emesse in un campo gravitazionale. La costruzione di una nuova famiglia di osservatori, sia sulla Terra che nello Spazio, ha permesso di svelare una nuova famiglia di “messaggeri cosmici”, come particelle e campi provenienti da fonti non solo all’interno della nostra galassia, ma anche e soprattutto dal di fuori: i “messaggeri cosmici extragalattici”.  Si trattava di  fotoni,  neutrini e  raggi cosmici. Queste nuove finestre  di osservazione,  ed i  corrispondenti  progressi  nella comprensione teorica,  hanno permesso la comprensione di nuovi oggetti cosmici: le supernova  e (SN) hanno origine nel processo finale di collasso al termine della vita di una stella, che da origine ad una stella di neutroni e ad una emissione violenta di neutrini. Esse giocano un ruolo fondamentale nella  formazione degli  elementi  pesanti,  come il  ferro  e l’oro. Le stelle di neutroni (NS) hanno una densità interna che è milioni di miliardi di volte più grande della densità della Terra.  Esse offrono l’opportunità di studiare tutte le  interazioni fondamentali della natura:  relativistica,  gravitazionale,  nucleare e subnucleare nei  regimi, ancora inesplorati, di alta densità e pressione “.

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