Giorno del ricordo: a Chieti una targa per Norma Cossetto

10 febbraio Giornata in ricordo delle vittime delle Foibe e degli esuli dalmati e giuliani. Una triste pagina della storia, tenuta nascosta per troppo tempo,  quando i partigiani del maresciallo Tito  si accanirono contro decine di migliaia di persone ree solo di essere italiane e dunque fasciste.

Verso la fine della Seconda Guerra Mondiale i partigiani della Ex Jugoslavia fedeli al Maresciallo Tito, si scagliarono con violenza contro le popolazioni italiane della Dalmazia e de Friuli Venezia Giulia. Ne uccisero a migliaia con il crudo metodo dell’infoibazione, legati a decine tra loro, si sparava al primo della fila sull’orlo di una foiba, tipica formazione carsica di quelle zone, in modo tale da far cadere tutti nel fossato. Chi riuscì ad evitare quel martirio, nel suo lungo esodo, subì violenze ed invettive dagli stessi connazionali. Tra questi una giovane studentessa istriana Norma Cossetto, catturata, torturata e violentata dai partigiani titini, prima di spingerla agonizzante ma ancora viva, nelle foibe. A lei, in rappresentanza di tutti i martiri giuliano dalmati, il Comune di Chieti ha voluto, stamane, intitolare una targa in una cerimonia che si è tenuta a Largo Martiri delle Foibe a Chieti Scalo. Non potendo essere presenti, i famigliari  della Cossetto hanno inviato al sindaco Umberto Di Primio una lettera:

“Gentilissimi, siamo figli di due esuli istriani e famigliari di Norma Cossetto, giovane studentessa istriana, gettata via in una foiba dopo essere stata stuprata e torturata dai partigiani comunisti italoyugoslavi. Desideriamo attraverso questa breve lettera, ringraziare le Autorità, il Sindaco e tutte le persone che hanno collaborato e voluto questa cerimonia per onorare il ricordo di tutte le vittime delle foibe e di nostra cugina Norma. Come lei, migliaia di connazionali furono barbaramente uccisi; moltissimi dei quali totalmente estranei al regime fascista ma comunque ritenuti un ostacolo agli obiettivi nazionalistici del Maresciallo Tito. Questa operazione criminale fu portata avanti anche attraverso esecuzioni sommarie senza processo, fucilazioni, annegamenti, torture, stupri e internamenti nei campi di prigionia, fino a costringere 350 mila italiani che vivevano da secoli in quelle terre,a  fuggire lasciando la propria casa, le proprietà e le attività, per cercare rifugio nella loro Patria, l’Italia; qui però non furono bene accolti, nonostante si fossero dimostrati italiani due volte, per nascita e scelta. Noi siamo il loro discendenti, abbiamo raccolto le loro testimonianze e con orgoglio ci adoperiamo affinché questa verità negata per troppo tempo sia finalmente divulgata e che i crimini vengano riconosciuti come tali e come tali siano consegnati alla storia, indipendentemente dalle ideologie. Durante questi ultimi anni, grazie ad una nuova sensibilità ed attenzione verso la tragedia che ha colpito la nostra gente, finalmente, dopo un lunghissimo vuoto d’informazione, raccogliamo l’abbraccio simbolico e la comprensione di buona parte delle istituzioni e degli italiani. E l’iniziativa di oggi ne è il tangibile esempio. Grazie a tutti ed un caloroso abbraccio Diana Cossetto e famiglia.”

Questo è il contenuto della missiva che i famigliari di Norma Cossetto hanno inviato al sindaco Di Primio e che è stata letta integralmente stamane durante la commemorazione:

“Non si tratta di una rivendicazione – ha tenuto a precisare il sindaco Di Primio – ma di un’occasione per ricordare le tante vittime e per sottolineare che non ci sono martiri di serie A o martiri di serie B e mi spiace sottolineare come in occasione della votazione della  delibera per la celebrazione di questa giornata, qualcuno dai banchi del Consiglio Comunale, ha deciso abbandonare l’aula dando un pessimo esempio di civiltà”.