Dopo la Toscana l’Abruzzo potrebbe essere la seconda regione italiana a dare il via libera alla legge sul Fine vita. Domani pomeriggio la discussione in Consiglio regionale. Al Tg8 Riccardo Varveri: “Un segno di civiltà”
La proposta è stata iscritta all’ordine del giorno con «procedura d’urgenza». Il testo era approdato in Consiglio, per la prima volta, il 26 giugno del 2024, ma in quella occasione non si arrivò al voto. Da allora sono scattati i dodici mesi concessi, dalla normativa regionale, per la pronuncia definitiva dell’aula sul progetto di legge. Oltre 8mila le firme raccolte dall’associazione “Luca Coscioni” per la proposta di legge che consente il suicidio assistito. Leggi anche: Fine vita: depositate oltre 8mila firme per la legge regionale
La discussione, all’Emiciclo dell’Aquila, arriva ad una settimana dal primo suicidio autorizzato «per legge», quello di Daniele Pieroni, il poeta di origini pescaresi, affetto da tempo da malattia di Parkinson e morto a Siena seguendo la procedura regionale sul fine vita. Leggi anche: Morto il pescarese Daniele Pieroni, primo caso di suicidio assistito in Toscana. La stessa su cui il Consiglio regionale d’Abruzzo, domani, sarà chiamato ad esprimersi.
Riccardo Varveri, coordinatore della campagna “Liberi Subito Abruzzo”, primo firmatario e tra i promotori della raccolta firme che ha consentito di avviare la discussione sulla legge in Abruzzo, spiega: “Due anni fa abbiamo depositato le 8.119 firme raccolte a fronte delle 5.000 richieste dal regolamento regionale abruzzese per le iniziative di legge popolari. Oltre cento attivisti si sono impegnati, dedicando il proprio tempo. Siamo stati auditi in commissione sanità un anno dopo, come da regolamento regionale.
Le impressioni sono state positive: i presenti in aula hanno trattato l’argomento con delicatezza. È una legge che, attraverso la clausola di invarianza presente nel testo, come deliberato anche dal collegio di garanzia statutaria, non obbligherà nessun aumento della spesa pubblica. Una legge che manca da oltre sei anni nonostante le richieste della Corte Costituzionale a seguito della disobbedienza civile di Dj Fabo, il giovane rimasto cieco e tetraplegico nel 2014 a seguito di un incidente stradale che scelse proprio questa strada ponendo fine alla sua vita in una struttura svizzera”.