Nell’ambito della VII edizione del Festival Dannunziano va in scena stasera alle 21:30 all’Aurum di Pescara, “Esuli” racconti istriani, fiumani e dalmati. Drammaturgia a cura di Eleonora Iacobone, consulenza storica Francesco Fagnani, supervisione artistica Raffaele Latagliata, con Eleonora Iacobone, Alessandro Cantalini e Luna Costantini al pianoforte.
Uno spettacolo necessario per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
Con la Legge n. 92 del 30 Marzo 2004 la Repubblica Italiana istituisce il 10 febbraio quale “Giorno del Ricordo”, un impegno a preservare vicende storiche e a trasmetterle alle future generazioni. Il dramma delle foibe e le sofferenze di chi fu costretto a lasciare la propria terra sono ferite che appartengono all’intera Nazione e non devono essere dimenticate per riaffermare i valori della libertà, della democrazia e del rispetto della dignità umana, affinché tutte le tragedie del passato siano monito per il presente e per il futuro. Un omaggio al coraggio degli esuli, che hanno saputo ricostruire le loro vite senza mai rinunciare alla propria identità e hanno trasformato il dolore in una testimonianza di speranza e di forza, contribuendo con la loro cultura e il loro lavoro alla crescita del nostro Paese.
“Parlare di esuli – spiega il regista Latagliata– è sicuramente molto divisivo, molto delicato e complesso, perché forse è uno dei casi in cui la propaganda, le fake news, i diversi modi di vedere, di dare punti di vista diversi, hanno creato veramente un ginepraio di informazioni nelle quali non è stato facile districarsi.
Abbiamo cercato di essere oggettivi e di ridare voce alle persone che hanno subito questo esodo, di concentrare la nostra attenzione sull’opportunità che viene data loro di restituire, di raccontare quello che hanno subito, perché una tragedia è tale indipendentemente dalla parte della storia dalla quale si è.
Lo scopo del teatro, dal mio punto di vista, è quello di riuscire a suggerire, ad evocare nello spettatore delle situazioni, un’ambientazione, un’emozione per indurlo a riflettere.
Tutto lo spettacolo è costruito proprio su queste voci che tornano a raccontare le storie, sulla musica che accompagna emotivamente, e sugli interventi dello storico che inquadrano dal punto di vista storico-geografico gli avvenimenti per restituire agli spettatori la storia di questa grande tragedia”.