Femminicidi Pescara: Polizia in piazza a San Valentino

Domani mattina, nel giorno di San Valentino, a Pescara la Polizia in piazza con la campagna anti-femminicidio.

Nella mattinata di domani, a partire dalla ore 9, in occasione del giorno di San Valentino, in Piazza della Rinascita a Pescara, sarà nuovamente presente una postazione mobile della Polizia di Stato, impegnata in una campagna contro la violenza sulle donne e il femminicidio. All’interno del camper ci sarà un gruppo di esperti costituito da un medico-psicologo della Polizia di Stato, un operatore della Squadra Mobile–sezione specializzata, un operatore della Divisione Anticrimine e/o dell’Ufficio Denunce dell’U.P.G.S.P. ed un rappresentante della rete antiviolenza locale, che potranno fornire tutti i consigli utili ed un supporto qualificato alle donne vittime di violenza. Il progetto Camper contro la violenza di genere è iniziato lo scorso luglio e ,in circa sei mesi , in 22 province italiane , ha consentito di contattare oltre 18.600 persone. La maggioranza è costituita da donne alle quali sono state fornite informazioni sugli strumenti di tutela. Una iniziativa che ha consentito di intervenire su situazioni di violenza e stalking che diversamente sarebbero potute ” rimanere ingabbiate nel dolore domestico”.

Nel comunicato stampa della Polizia di Stato si legge “Se ti ricatta … non è amore. Se minaccia te o i tuoi figli … non è amore. Se ti isola, umilia, offende …non è amore. Se ti perseguita con mail e sms ossessivi ….non è amore. Se ti prende con violenza quando non vuoi … non è amore. Se ti chiede “l’ultimo appuntamento” …non è amore”. Se ti uccide …non è amore.Nel giorno di San Valentino, in cui tutto il mondo celebra l’amore, la Polizia di Stato sceglie di stare vicina alle donne con la campagna “…questo non è amore” che prevede in tutte le province italiane camper, pullman, gazebo e altri momenti d’incontro volti a rompere l’isolamento e il dolore delle vittime di violenza di genere, offrendo il supporto di un’equipe di operatori specializzati, in prevalenza composta di donne e formata da personale di Polizia specializzato, da medici, psicologi e da rappresentanti dei centri antiviolenza. La flessione negli ultimi due anni dei delitti tipici (dai femminicidi, alle violenze sessuali, dai maltrattamenti in famiglia agli atti persecutori) non ferma l’impegno di prevenzione: non solo perché il numero assoluto delle vittime continua ad essere inaccettabile, ma perché l’esperienza di polizia e delle associazioni da tanti anni impegnate su questi temi mostra l’esistenza di un “sommerso” che troppo spesso non si traduce in denuncia. Un quotidiano fatto di attenzioni morbose, di comportamenti aggressivi e intimidatori che vengono letti come espressione di un amore appassionato e di una gelosia innocua, anche da madri, sorelle e amiche, ma che è spesso il triste copione di un crescendo di violenza che si alimenta con l’isolamento. Ogni tre giorni e mezzo avviene in media l’omicidio di una donna in ambito familiare o comunque affettivo, mentre ogni giorno, sempre ai danni di donne, si registrano 23 atti persecutori, 28 maltrattamenti, 16 episodi di percosse, 9 di violenze sessuali. Nella nota della Polizia di Stato si legge inoltre che “Oltre alla tutela offerta dalla legge, che va dagli strumenti dell’ammonimento al divieto di avvicinamento fino ai domiciliari e al carcere per i casi più gravi, la battaglia più importante si gioca sul campo della prevenzione in cui la Polizia di Stato è impegnata, non solo nel contribuire attraverso l’informazione al superamento di una mentalità di sopraffazione, ma a fare da sentinella per intercettare prima possibile comportamenti violenti e intimidatori. In questa prospettiva si muove l’adozione dall’inizio dell’anno del protocollo E.V.A. (Esame delle Violenze Agite) da parte di tutte le Questure d’Italia. Procedura che consente agli equipaggi di Polizia, chiamati dalle sale operative ad intervenire su casi di violenza domestica, di sapere se ci siano stati altri episodi in passato nello stesso ambito familiare. Tutto questo attraverso una procedura che prevede la compilazione di checklist che, anche in assenza di formali denunce, spesso impedite dalla paura di ancor più gravi ritorsioni, consentono di tracciare situazioni di disagio con l’obiettivo di tenerle costantemente sotto controllo e procedere all’arresto nei casi di violenza reiterate”.

 

Gigliola Edmondo: