“Dietro i soliti toni trionfalistici del centrodestra ecco l’ennesimo provvedimento tampone, non risolutivo e costoso”. Così il consigliere regionale Antonio Blasioli in merito al dragaggio del fiume Pescara, avviato in questi giorni. La replica di Sospiri
Il consigliere regionale, Antonio Blasioli, dice la sua verità sull’intervento annunciato e iniziato nei giorni scorsi. Di seguito riportiamo il lungo e dettagliato comunicato stampa.
“In questi giorni è stata data grande enfasi alla notizia dell’avvio delle operazioni di dragaggio del fiume Pescara. Enfasi che però, a nostro avviso, non è affatto giustificata. Sia chiaro, siamo da sempre al fianco della marineria pescarese, dei 25 armatori, i 32 motopescherecci e i rispettivi equipaggi che rappresentano un comparto fondamentale della nostra città, e dunque siamo favorevoli a ogni azione messa in campo per evitare la chiusura del porto. Non a caso ci siamo detti da subito pronti a collaborare con le istituzioni comunali, regionali e nazionali al fine di reperire risorse e soluzioni efficaci e risolutive. E proprio per questo motivo non possiamo non pronunciarci sull’ennesimo palliativo incapace di garantire prospettive certe.
Andiamo con ordine. Dal momento in cui è riesplosa l’emergenza legata all’imbonimento dei fondali, si sono susseguite varie dichiarazioni in cui si è parlato della necessità di dragare 60.000 mc di fanghi (già tre anni fa, nel 2022, il Presidente Sospiri parlava di 60.000 mc) per assicurare qualche anno di pace alla marineria pescarese o, in via subordinata, di rimuovere quantomeno 25.000 mc per permettere al comparto di tirare un sospiro di sollievo senza temere di tornare al punto di partenza già dopo qualche mese.
Nel corso della conferenza stampa organizzata sul Ponte del Mare, lo scorso 31 luglio, dal PD cittadino, abbiamo sottolineato quali siano gli interventi in grado di garantire un fiume pienamente navigabile e a quanto ammontino le risorse necessarie allo scopo. Abbiamo anche chiesto ragguagli sulle risorse effettivamente disponibili per la rimozione dei detriti e lo stoccaggio, ma ad oggi non è arrivata alcuna risposta.
Poi, la scorsa settimana, quando sono incominciate le operazioni di dragaggio accompagnate dai soliti toni trionfalistici, abbiamo preferito vederci più chiaro, al fine di capire l’entità e la portata dell’intervento. Ebbene, dall’esame del progetto esecutivo – che l’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Centrale ci ha gentilmente fornito – abbiamo appurato come la soluzione individuata avrebbe meritato toni decisamente più cauti. Stando al progetto, infatti, saranno rimossi solo 5500 mc di fanghi, utili, per ora, solo al ripristino della canaletta di percorrenza. Operazioni che ci auguriamo possano terminare quantomeno entro la fine del fermo pesca, prevista per il 29 settembre, in modo da scongiurare la chiusura del porto ai pescherecci.
Ritengo sia però necessario spiegare ai cittadini cosa prevede nel dettaglio il progetto esecutivo approvato, analizzando le tempistiche, le ripercussioni per la città dovute ai ritardi, e soprattutto le incertezze per il futuro.
A redigere il documento previo affidamento diretto è stato, per una somma di circa 39.000 euro e in tempi record – appena quattro giorni – , lo studio dell’Ing. Giovanna Brandelli, la quale, prima in qualità di tecnico responsabile e poi come Presidente di Aca, ha avuto modo di maturare una notevole conoscenza del problema realizzando interventi in materia portuale e partecipando alle numerose conferenze di servizi tra enti svolte sul tema.
Se l’Autorità di sistema portuale si è rivelata, quindi, particolarmente celere nella approvazione del progetto esecutivo, non possiamo dire altrettanto per l’intera filiera del centrodestra locale: comunale, regionale e nazionale. Infatti, sebbene Pescara possa vantare un porto di rilevanza nazionale, questa classificazione non fa il paio con la situazione reale. Interventi che si perdono nella notte dei tempi, una sfilza di annunci senza seguito di dragaggi e svuotamenti della vasca di colmata, ritardi nel Piano regolatore portuale perfino dinanzi al Comitato Via nazionale – per il quale il 19 agosto è stata avviata nuovamente la fase di consultazione pubblica per le osservazioni, in scadenza il prossimo 18 settembre – analisi dei fanghi ferme al 2021 (a dirlo è la relazione al Progetto esecutivo) e soprattutto zero certezze economiche.
Entriamo ancor più nel dettaglio. Il dragaggio riguarderà circa 3150 mc della zona 1 (banchina porto canale lato nord), 1935 mc della zona 2 (banchina porto canale lato sud) – ma in questa zona, stando al cronoprogramma, le operazioni partiranno solo dopo il 15 ottobre – e circa 450 mc nella zona 4 (sempre lato sud porto canale). Nulla è previsto quindi per l’area catalogata come “centro di pericolo”, cioè la zona 3 (situata a ridosso della vasca di prima pioggia Aca), in cui sarebbe necessario un dragaggio di 1500 mc, poiché nell’analisi dei sedimenti del 2021 furono rilevate sostanze ferro magnetiche e saranno necessarie ulteriori analisi per verificare la presenza di residuati bellici.
Insomma, siamo molto lontani dai 25.000 mc che assicurerebbero un breve-medio periodo di tranquillità, e siamo lontani anni luce dai 60.000 mc che secondo il presidente Sospiri erano necessari nel 2023. A riprova della gravità della situazione basti pensare che la sola rimozione (non lo smaltimento quindi) dei materiali delle aree 1, 2 e 4 costerà 313.000 euro. Ecco perché ci sembra assurdo gioire per il dragaggio avviato in questi giorni, intervento che, ripetiamo, porterà alla rimozione di meno di 6000 mc di materiale. Una percentuale davvero irrisoria, e a confermarlo indirettamente è lo stesso sindaco Masci, che in più occasioni ha affermato come ogni anno il fiume depositi nel porto circa 15.000 mc di fanghi e con la realizzazione della soffolta nel 2023 il fenomeno dell’insabbiamento si sia addirittura accentuato, poiché non seguita dagli altri lavori del Piano Regolatore Portuale.
La città deve inoltre sapere che, malgrado gli innumerevoli annunci, quella che il Sindaco Masci definiva “la collina della vergogna” – cioè la vasca di colmata che dal 2014 mortifica lo skyline di Pescara – annunciandone la rimozione nel 2021, è ancora lì. Ora non solo resterà lì, ma addirittura raddoppierà, perché proprio tra quella vasca e il porto turistico nascerà una seconda area di stoccaggio sedimenti, ovvero quella avviata in questi giorni. È stata aggiudicata all’Impresa di Costruzioni Mentucci srl per 135.000 euro e nasce proprio per dare ospitalità a 11 montagnole di 500 mc di fanghi e rifiuti che verranno rimosse dal fiume.
Insomma, anche qui la mancanza di analisi attuali sui fanghi, responsabilità di questo centrodestra, dormiente dal 2021, ci costerà 135.000 euro che ci saremmo potuti risparmiaree un muro di fanghi e rifiuti di 185 metri di lunghezza al confine con il porto turistico. Stante la situazione, chi si lamentava di questo skyline mortificante dovrebbe forse chiedere scusa alla città.
Sulla base del progetto questi accumuli dovrebbero, usiamo il condizionale, restare lì fino al dicembre 2025, in quanto l’area dovrà essere poi sgomberata per fare spazio al cantiere necessario a svuotare, in parte, la vasca di colmata di circa 100.000 mc su 190.000. Tuttavia, a giudicare dalla necessità di caratterizzare quel materiale, trovare i fondi per smaltirlo e il luogo dove stoccarli, difficilmente i pescaresi potranno dormire sonni tranquilli. Su questa scelta, molto negativa per la città, ci riserviamo di fare ulteriori approfondimenti.
Ma non è finita qui, perché anche la banchina nord del fiume sarà interessata da nuovi accumuli di fanghi. I sedimenti conformi alle classi A e B verranno infatti depositati al confine con il cantiere Aca della vasca di prima pioggia, e vi resteranno fino al loro esame e alla conseguente scelta sul riutilizzo. E non è difficile immaginare che questo possa provocare altri problemi alla cittadinanza.
Oltre ad attenzionare la situazione, e rilevare ritardi e colpe, al momento non possiamo fare molto altro, ci auguriamo quantomeno che il peso di queste scelte politiche scellerate non ricada sulla nostra marineria. Per questo chiediamo che la Regione Abruzzo o il Comune di Pescara ci dicano quanti fondi sono certi e destinati alla soluzione del dragaggio”.
Non si è fatta attendere la replica del presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri:
“Il cantiere per il dragaggio del porto di Pescara è un work in progress che parte con la rimozione urgente di 5-6mila metri cubi di fanghi, da realizzare in due settimane, per proseguire e arrivare alla rimozione complessiva di almeno 23-25mila metri cubi di materiale. Non c’è alcun tono trionfalistico in tale procedura, ma c’è piuttosto l’amarezza e la preoccupazione per la nostra marineria che oggi paga lo scotto di anni di inadempienza, di inerzia e di disattenzione istituzionale verso quello che è un porto di interesse nazionale, non locale, ma sul quale neanche la maggioranza del consigliere Pd Blasioli è riuscita a concentrare gli sforzi e gli interessi dei vari Governi. La Regione Abruzzo sta invece buttando il cuore oltre l’ostacolo, consapevole della rilevanza di quello scalo e soprattutto della necessità di garantirne transitabilità e navigabilità in sicurezza e su questo ci aspettiamo un contributo serio e composto anche delle forze politiche d’opposizione”…
E ancora: “Lo scorso 27 agosto sono iniziate sulla banchina sud del porto di Pescara le operazioni di allestimento della vasca di stoccaggio temporanea e impermeabilizzata che andrà ad accogliere i primi 5-6mila metri cubi di fanghi del dragaggio, lavori da concludere entro fine settimana. La vasca di colmata che stiamo realizzando occuperà l’area compresa tra il ciglio di banchina e il muro del porto turistico, lasciando un passaggio di 6 metri per consentire il transito di uno spurgo che andrà a rimuovere l’eluato dei fanghi, ossia il percolato dei sedimenti escavati. I fanghi depositati verranno caratterizzati da Arpa, applicando le norme di economia circolare e accortezze di gestione. La prima cernita di Arpa permetterà di distinguere i sedimenti da utilizzare in mare da quelli da gestire a terra. I sedimenti che potranno essere riutilizzati a mare per il ripascimento, verranno asciugati, trasportati via terra e depositati sulla banchina nord, nell’area dove ora stanno lavorando per fare la vasca B0 già attrezzata e impermeabilizzata. La frazione dei fanghi non utilizzabile in mare sarà oggetto di altra forma di trattamento, ossia igienizzati a terra e sottoposti a una seconda sessione di analisi per sapere se ci sono i requisiti per il loro riutilizzo in edilizia. La frazione che resterà fuori anche dal possibile riutilizzo in edilizia, sarà gestita come rifiuto in banchina con impianto mobile, ma con un notevole abbattimento dei costi di smaltimento. La vasca di stoccaggio come dice l’aggettivo sarà ‘temporanea’, ovvero resterà operativa esclusivamente per il tempo necessario alle operazioni, e mai nessuno ha pensato di trasformarla in una seconda vasca di colmata, a fugare gli inutili sospetti sollevati dal consigliere Blasioli. Secondo le nostre stime, il dragaggio del porto potrà cominciare l’8 settembre, lunedì prossimo ed entro due settimane avremo completato l’escavo di 5-6mila metri cubi di fanghi, che andremo a depositare in cumuli di 500metri cubi l’uno nella vasca temporanea opportunamente impermeabilizzata. Il dragaggio, secondo il progetto, dovrebbe interessare anche l’area di buncheraggio, ovvero quella utilizzata per l’alimentazione del carburante, e, se tutto va come previsto, il 30-40 per cento del materiale dragato sarà riutilizzabile per il ripascimento. Ma non è finita: come abbiamo annunciato in conferenza stampa lo scorso 4 agosto – ha proseguito il Presidente Sospiri – le procedure continueranno per dragare 12mila tonnellate, ossia 10mila metri cubi circa di fanghi, da portare poi fino a 23mila metri cubi, ossia altre 12mila tonnellate, un’operazione da 2milioni di euro complessivi. L’interesse primario ora era quello di ripristinare le condizioni di sicurezza nelle aree di transito dei pescherecci che torneranno in mare il prossimo 29 settembre al termine del fermo biologico. E poi veniamo alla vasca di colmata che presenta un sovraccarico di materiale di 178mila metri cubi: attraverso il Ministero e l’onorevole Guerino Testa siamo riusciti a ottenere un appalto per cominciare a togliere detriti per 32mila metri cubi circa con una spesa di 962mila euro più 13mila euro di progettazione. Siamo all’apertura delle buste e alla consegna dei lavori che è prevista per il 30 settembre, possiamo dire che l’avvio della rimozione di 32mila metri cubi di detriti dalla vasca di colmata è previsto per il 15 ottobre con conclusione dei lavori per il 15 marzo 2026. Poi contiamo di rimettere in evidenza la problematica ai due Ministeri, al Provveditorato e all’Autorità di Sistema Portuale. Questi sono i numeri, i fatti e gli atti concreti che puntano a dare certezze alla marineria, e su tali temi richiamo alla responsabilità anche quella sinistra che ha governato Pescara e l’Abruzzo senza mai trovare una soluzione idonea alle problematiche del porto. In caso contrario oggi non ne staremmo ancora parlando”.