Democrazia al Lavoro: dall’Abruzzo in piazza a Roma

Oltre 1500 persone dall’Abruzzo e Molise saranno in piazza a Roma per la manifestazione “Democrazia al Lavoro” organizzata dalla CGIL. I motivi della protesta sono stati illustrati, a Pescara, nel corso di una conferenza stampa

Per aumentare salari e pensioni, per dire no al riarmo, per investire su sanità e scuola, per dire no alla precarietà, per una vera riforma fiscale: con questi obiettivi anche dall’Abruzzo e dal Molise la CGIL è pronta a scendere in piazza, il 25 ottobre, a Roma, in occasione della manifestazione nazionale “Democrazia al Lavoro”. A spiegare i motivi della protesta il segretario generale della CGIL Abruzzo e Molise Carmine Ranieri e il segretario organizzativo della CGIL Abruzzo e Molise Franco Rolandi.

“Mobilitiamoci per la pace, la democrazia, il lavoro, per conquistare un altro modello di sviluppo socialmente e ambientalmente sostenibile. Proseguire sulla strada imboccata dal governo peggiorerà le condizioni materiali di vita e di lavoro della stragrande maggioranza delle persone – a partire da lavoratori, pensionati, giovani, donne – e porterà a sbattere il nostro Paese.

Il PIL è allo zero virgola; la domanda interna ristagna; i dazi mettono a rischio export, lavoro, sicurezza energetica; la produzione industriale cala da 3 anni; il mercato del lavoro cresce solo tra gli over 50: non sono nuovi posti di lavoro ma l’effetto della legge Fornero, mentre povertà lavorativa, precarietà, lavoro nero e sommerso colpiscono oltre 6 milioni di lavoratrici e lavoratori, diminuiscono le ore lavorate e aumenta il ricorso alla Cigs; l’evasione fiscale e contributiva è a oltre 82 miliardi annui; le diseguaglianze sociali e i divari territoriali aumentano, mentre il 50% della ricchezza nazionale è nelle mani del 5% più ricco della popolazione; 100.000 giovani emigrano dal nostro Paese ogni anno.

Lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati hanno subito un brutale impoverimento a causa di un’inflazione da guerra e da profitti (18,6% cumulata tra il 2021 e il 2024), neanche lontanamente recuperata.
Oltre al danno, la beffa: chi vive di reddito fisso ha anche subito un drenaggio fiscale nel 2022/2024 per circa 25 miliardi di euro di maggiore IRPEF (oltre 1.000 euro per i redditi tra 27.000 e 30.000 euro lordi), che non sono stati né restituiti né reinvestiti in sanità, istruzione, servizi, investimenti; ma utilizzati per fare ancor più austerità (riportando il rapporto deficit/pil intorno al 3% già nel 2025, e non nel 2026 come richiesto dall’UE) allo scopo di indebitare ulteriormente il Paese per aumentare le spese in armi.
Il piano di riarmo dell’UE e l’impegno assunto in sede NATO per portare la spesa militare al 5% del pil entro 10 anni, avallati dal Governo Meloni, equivalgono per l’Italia a passare da 45 miliardi nel 2025 a oltre 146 miliardi annui nel 2035. Nei prossimi dieci anni, l’Italia spenderà, complessivamente, quasi 964 miliardi per il riarmo.
Una montagna di risorse che verrà sottratta a uno stato sociale sempre meno pubblico e universalistico, ai salari e alle pensioni, alle politiche industriali e agli investimenti indispensabili per invertire il declino, creare lavoro di qualità, innovare e rilanciare il nostro sistema produttivo”.

Per la legge di Bilancio 2026 la CGIL sostiene le seguenti priorità:

“Stop al riarmo; investimenti su sanità, istruzione, non autosufficienza, politiche abitative e sociali.
Prendere i soldi da grandi ricchezze ed evasione fiscale; stop a flat tax generalizzata e condoni; restituire a lavoratori e pensionati il drenaggio fiscale già subito e neutralizzare quello futuro.
Rinnovare i CCNL pubblici e privati, con detassazione degli incrementi salariali; contrastare precarietà e, lavoro povero e sfruttamento lavorativo; introduzione di salario minimo, legge sulla rappresentanza e vero equo compenso per lavoro autonomo e professionale.
Piena rivalutazione delle pensioni con estensione della quattordicesima, superamento della legge Fornero, introduzione di una pensione di garanzia per giovani e precari.
Politiche industriali e del terziario per contrastare le delocalizzazioni, creare nuovo lavoro, realizzare la transizione energetica, ambientale e tecnologica; dar seguito a una vera strategia di sviluppo per il Mezzogiorno.
Tutelare la salute e la sicurezza sul lavoro; contrastare gli appalti non genuini e i subappalti.
La strada intrapresa dal Governo peggiorerà le condizioni di vita e di lavoro della stragrande maggioranza delle persone, colpendo lavoratori, pensionati, giovani, donne”.

Il concentramento è previsto alle ore 13:30 in Piazza della Repubblica, da lì partirà il corteo che raggiungerà Piazza San Giovanni, dove sono previsti, tra gli interventi, quelli di Luc Triangle, segretario generale dell’Ituc (Confederazione sindacale internazionale), e di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil.

 

Gigliola Edmondo: