A Roma e ad Ancona oggi pomeriggio si sono svolte manifestazioni per la famiglia nel bosco di Palmoli a cui sono stati allontanati i figli in seguito alla decisione del Tribunale per i Minorenni di L’Aquila
Cartelli, striscioni e testimonianze dirette hanno animato, in piazza Santi Apostoli a Roma (foto in alto e a centro pagina), la manifestazione che ha visto decine di genitori riuniti per protestare contro gli allontanamenti dei minori dai nuclei familiari, a pochi metri dalla sede del Ministero dell Famiglia.
Il presidio è stato organizzato per il caso della cosiddetta famiglia del bosco, scoppiato nelle scorse settimane. Tra i cartelli esposti i messaggi come “Rivogliamo i nostri bambini a casa”, “I nostri figli non sono dello Stato”, e scritte di denuncia riguardanti presunti affidi ingiusti e pratiche ritenute illegittime, con nomi ed età di minori e accuse rivolte ai servizi sociali.
L’iniziativa è stata promossa dal nuovo comitato “I figli non sono dello Stato”, nato per denunciare allontanamenti ritenuti “ingiusti, senza ascolto e con modalità traumatiche”. Durante la manifestazione molte madri e padri hanno raccontato le proprie vicende. Una donna ha dichiarato: «Sono sei anni che non vedo mio figlio»; un’altra ha aggiunto: «Le famiglie devono essere supportate dallo Stato».
La promotrice del presidio, Arianna Fioravanti, referente del comitato, aveva annunciato a Rete8 la manifestazione. Leggi anche:Manifestazione oggi a Roma per la “Famiglia nel Bosco” di Palmoli
Arianna Fioravanti oggi pomeriggio all’agenzia Ansa ha sintetizzato così lo spirito della giornata: «Noi non diciamo che tutti gli assistenti sociali sono SS, ma chiediamo chiarezza. Ci sono allontanamenti che avvengono senza un reale ascolto e con modalità illegittime. Questa piazza esiste per dare voce a chi non ne ha. Continueremo finché ogni bambino allontanato ingiustamente non sarà tornato a casa. Le famiglie devono essere sostenute, non spezzate».

I promotori hanno quindi fatto sapere che non si fermeranno. Il proposito è quello di organizzare una conferenza alla Camera per portare direttamente alle istituzioni le criticità denunciate dalle famiglie.
Non si tolgono i figli a genitori che li amano”. Il messaggio in un cartello mostrato ad Ancona nell’ambito di un corteo “per la libertà delle famiglie” per dire “no alle ingerenze dello Stato”. La manifestazione, promossa dalle associazioni culturali Anima Mundi e Marche Terre Libere, è partita alle 14 da Largo XXIV maggio davanti al Comune per arrivare al Tribunale dei Minori: “al centro il caso dei
genitori abruzzesi separati dai loro bambini”; “difendiamo i diritti costituzionali, dalla tutela dei più piccoli al ripudio della guerra”.
Tra gli intervenuti: Beatrice Spintoni (Associazione Umanità e Ragione), la coordinatrice del corteo Orietta Baldelli e Andrea Loccioni (Associazione Marche Terre Libere).
I promotori dell’iniziativa denunciano “una crescente ingerenza dello Stato nelle scelte di vita delle persone, a partire dal caso della famiglia che viveva nel bosco in Abruzzo e a cui sono stati sottratti i figli”; leggono questo episodio non come semplice fatto di cronaca ma come un “segnale di una più ampia deriva politica e culturale che colpisce chi tenta di costruire modelli di vita alternativi al paradigma dominante”;
Affermano :«E’ grave che le istituzioni intervengano nella forma più coercitiva dove non vi sono abusi o violenze, ma soltanto scelte esistenziali diverse dalla norma, una vita più a contatto con la natura, una minore dipendenza dalle tecnologie, stili di consumo sobri ed esperienze educative non allineate alla logica del mercato; il dissenso rispetto al modello neoliberista viene trattato come devianza e la ricerca di forme di vita essenziali e non mercificate viene trasformata in un rischio da neutralizzare».
Le associazioni denunciano una concezione della tutela dei minori che, « invece di partire dal diritto dei bambini a relazioni affettive stabili, legami familiari vivi e comunità accoglienti, finisce per difendere un unico modello di vita considerato normale solo se pienamente integrato nei meccanismi del consumo, dell’iper-tecnologizzazione. In questo contesto la sottrazione dei figli somiglia ad uno strumento di disciplinamento sociale e lancia un messaggio di forte intimidazione verso chi immagina forme diverse di convivenza, educazione e rapporto con il lavoro e l’ambiente».
Martedì 16 dicembre la decisione dei giudici del Tribunale dei minori sulla revoca o conferma dell’ordinanza di allontanamento dei figli di Nathan e Catherine. Secondo le tutrici i bambini devo restare in Comunità. Leggi anche: Famiglia nel bosco: ricongiungimento prematuro per le assistenti sociali
