Aterosclerosi: scoperta rivoluzionaria, la prima autrice è abruzzese

Un metabolita del microbiota può causare l’aterosclerosi: la scoperta porta la firma anche della ricercatrice abruzzese Annalaura Mastrangelo

Si aprono nuove strade nella lotta contro l’aterosclerosi grazie allo studio rivoluzionario pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature che vede quale prima autrice la ricercatrice abruzzese Annalaura Mastrangelo.

Le malattie cardiovascolari (MCV) sono tra le principali cause di morte in tutto il mondo e il fattore determinante è proprio l’aterosclerosi, patologia cronica e progressiva che colpisce le arterie, causando l’accumulo di placche (ateromi) sulle loro pareti. Questo accumulo porta al restringimento e indurimento delle arterie, ostacolando il flusso sanguigno e aumentando il rischio di eventi cardiovascolari gravi come infarto e ictus.

La dottoressa Annalaura Mastrangelo, è originaria di Castiglione Messer Marino, in provincia di Chieti, e fa parte di un gruppo di ricerca internazionale nel Centro Nazionale di Ricerca Cardiovascolare (Cnic) di Madrid, in Spagna.

Al Tg8 la dottoressa Mastrangelo spiega: “E’ molto importante quello che abbiamo scoperto perché c’è stato un vero e proprio cambio di paradigma; nel senso che, fino ad adesso, i colpevoli principali sono sempre stati il colesterolo e l’infiammazione che continuano comunque ad essere fattori importanti però ora abbiamo aggiunto un ulteriore fattore che non si conosceva che è il Propionato di Imidazolo (ImP), prodotto da microrganismi, che fanno parte della microflora intestinale. Non è solo associato con la malattia ma è anche capace di indurla in modelli animali. Questo implica che i livelli di questo metabolita del sangue possono essere considerati come un indicatore da usare nella diagnosi della patologia. Come un campanello d’allarme che ci segnala la possibile insorgenza dell’aterosclerosi, che è quel processo che precede l’infarto e l’ictus. Dal punto di vista, invece, della terapia abbiamo identificato anche il recettore attraverso cui questo metabolita è rilevato nell’organismo e quindi bloccandolo abbiamo visto che si ferma la progressione della patologia. Questi risultati aprono nuove possibilità per la diagnosi precoce e il trattamento personalizzato dell’aterosclerosi”.

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