Acqua Gran Sasso, gli ingegneri chiedono l’accesso agli atti

A Teramo anche l’ordine degli ingeneri vuole fare chiarezza su quanto avvenuto lo scorso 9 maggio dopo l’emergenza acqua non potabile.

Situazione che ha creato grande allarmismo nei consumatori. Per questo motivo è stata presentata una richiesta di accesso agli atti nei confronti dei soggetti competenti per capire il reale stato di pericolo di inquinamento dell’acqua.  Il presidente dell’ordine teramano Alfonso Marcozzi durante la conferenza ha voluto ringraziare anche la dottoressa Marconi della Asl grazie alla quale si è messo in moto un giusto protocollo. Di seguito la richiesta di accesso agli atti che l’ordine ha inoltrato agli enti come la Ruzzo Reti principale responsabile a dire dell’ordine degli ingegneri di questo stato di cose ma anche l’Arta, la Asl, la Regione Abruzzo .

“Premesso: che le acque dolci costituiscono un bene pubblico essenziale, una risorsa soggetta a scarsità ed una materia prima;
che le risorse idriche sono utilizzate nella consapevolezza della complessità del ciclo naturale delle acque, il cui rinnovamento è sottoposto a crescenti pressioni che devono essere riequilibrate con la partecipazione dei cittadini, delle formazioni sociali e delle istituzioni; che è evidente l’elevato grado di vulnerabilità della captazione delle acque potabili nelle prossimità del traforo del Gran Sasso visto anche il rischio di non rispetto delle norme in materia associato alla presenza di azioni antropiche umane (traforo e laboratori); che detti sistemi antropici rivestono importanza per lo sviluppo del territorio in termini di infrastrutture di comunicazione e ricerca; che a fronte delle forti azioni antropizzanti non è stata condotta una adeguata analisi del rischio finalizzata ad individuare un indice di priorità del rischio (Ipr) derivante dalla moltiplicazione di tre fattori: P = probabilità che si verifichi un evento dannoso G = gravità degli effetti dell’evento R = rilevabilità dell’evento. che le modalità con cui i due soggetti (Asl/Arta e Ruzzo) eseguono il controllo (esterno e interno) dell’acqua, analizzando spesso, con migliaia di analisi, nello stesso punto di prelievo, non prevede reali momenti di confronto se non durante la gestione delle non conformità o delle emergenze come accade oramai da diverso tempo; che il processo di “governo” complessivo di un rischio non necessariamente appartiene alla sola dimensione dell’alta professionalità, ma dovrebbe richiedere anche una visione di tipo “politico-sociale”; che di come a tutt’oggi si effettua il controllo delle acque potabili, sia da parte del Gestore del servizio idrico integrato, sia da parte della Asl/Arta, ha fatto emergere alcuni aspetti, quali la ridondanza, la duplicazione di analisi in numerosi punti, le frequenze non standardizzate e in generale piani di controllo basati spesso sull’esperienza dei singoli operatori e non su criteri oggettivi portando poi ad individuare capri espiatori che di fatto hanno solo cercato di salvaguardare la salute pubblica; che chiunque causa alle risorse idriche pregiudizi, inquinamento o danno ambientale, è tenuto a risarcire la collettività abruzzese; che la Regione Abruzzo avrebbe dovuto istituire il Sistema Informativo delle Risorse Idriche per la raccolta delle informazioni relative alla caratterizzazione del sistema fisico e territoriale, degli elementi di impatto e dello stato quali-quantitativo delle acque; che l’approccio attuale RETROSPETTIVO: basato sul controllo nei punti di conformità è ormai vetusto e quindi occorre passare ad un approccio PREVENTIVO basato sulla valutazione e gestione dei rischi in recepimento delle “linee guida per la valutazione del rischio nella filiera delle acque destinate al consumo umano  secondo il modello WATER SAFETY PLAN” dell’I.S.S. in conformità con le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS); che ormai da diverso tempo ci si trova di fronte a situazioni che non contemplano a monte un’analisi attenta del rischio presente; che è stato redatto il P.T.A. della Regione Abruzzo ai sensi del D. Lgs. 3 Aprile 2006, n. 152 e s.m.i.; visto quanto sopra al fine di promuovere la cultura dell’uso, del risparmio e della protezione della risorsa idrica che deve assicurare la più ampia divulgazione delle informazioni sullo stato quali-quantitativo delle acque garantendone piena accessibilità da parte di chiunque vi abbia interesse, qualificato e concreto, ai dati e alle informazioni validate e detenute in modo sistematico; Il sottoscritto Ing. Marcozzi Alfonso CHIEDE di estrarre copia delle informazioni ambientali che vanno a documentare le azioni messe in campo per la riduzione delle criticità secondo quanto indicato nelle premesse

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