Abruzzo: in piazza contro la legge di bilancio del governo

La Flc Cgil invita il personale scolastico a scendere in piazza contro una legge di legge di bilancio. Il sindacato afferma che il governo non affronta i problemi del sistema formativo ma certifica diseguaglianze e aumenta il divario tra le regioni

La Flc Cgil invita tutti a partecipare in piazza Alessandrini a Pescara, a partire dalle ore 9,30, alla manifestazione indetta contro una legge di bilancio che secondo il sindacato “continua a impoverire il sistema pubblico d’istruzione”.

In una nota la Flc Cgil evidenzia che si tratta di <Una legge che colpevolizza e colpisce i più poveri, accresce anziché contrastare la precarietà, (es. voucher) non riduce il divario di genere, premia gli evasori, aumenta l’iniquità del sistema fiscale con la Flat Tax, riduce di fatto le risorse necessarie per sostenere la sanità, la scuola ed il trasporto pubblico, non stanzia risorse per i rinnovi contrattuali pubblici (ma aumenta le risorse alle scuole private), non modifica la legge Fornero e cambia il meccanismo di indicizzazione delle pensioni in essere. Per la scuola questo significa cose precise:

Non ci sono le risorse per il rinnovo del contratto di lavoro

Dopo aver sottoscritto un accordo per un primo aumento salariale, l’impegno da parte del Ministro e del Governo era di reperire nuove risorse (oltre quelle che abbiamo già assicurato con il primo accordo) non solo per la chiusura definitiva del CCNL 2019/2021, ma soprattutto per il futuro CCNL 2022/2025. La risposta della Legge di Bilancio è uno zero assoluto.
Questo significa che con una inflazione al 12% andiamo incontro ad un blocco contrattuale più pesante del passato, nonostante le promesse del ministro e l’accordo del 10 novembre 2022 fra Ministero e sindacati.

Peggioramento delle norme sul dimensionamento scolastico
Risulta inaccettabile la previsione della riorganizzazione della rete scolastica che condurrà nel giro di pochi anni alla riduzione delle unità scolastiche con autonomia a sole 6.885 unità. La logica del risparmio che comporterà la creazione di un gran numero di scuole sovradimensionate e difficilmente gestibili, con un peggioramento generale del servizio scolastico e che contribuirà ad acuire i processi di desertificazione delle aree interne. In provincia di Chieti a regime si rischiano di perdere oltre 20 istituzioni scolastiche sulle 57 esistenti. Lo ripetiamo: non ci si può limitare ad “assecondare” la dinamica demografica e tagliare in proporzione al numero degli alunni, altrimenti si rischia una spirale inarrestabile, che avrà tra i suoi effetti quello di non poter garantire un’offerta formativa di qualità. La particolare conformazione territoriale della provincia di Chieti, la presenza di comuni montani, la mancanza di efficienti reti di trasporto rende necessaria un’attenzione specifica al territorio

Nessun intervento per superare il precariato
Sul reclutamento dei docenti non c’è nessun tavolo di confronto specifico per trovare delle soluzioni condivise per semplificare le attuali procedure concorsuali al fine di rendere concreta l’assunzione di tutti i posti disponibili. Ricordiamo che quest’anno ci sono 1.500 precari nelle scuole della provincia di Chieti con contratti al 30 giugno o al 31 agosto, consolidando un dato ormai strutturale: ovvero circa il 20% dei lavoratori della scuola è precario. In provincia di Teramo a regime si rischiano di perdere oltre 10 istituzioni scolastiche sulle 42 esistenti. Al contrario, occorrerebbe intervenire con politiche per il reclutamento in grado di coniugare il rispetto dei diritti acquisiti e la continuità didattica con la qualità dell’offerta formativa.

Mancanza di risorse per il miglioramento del l’offerta formativa
Non sono previste risorse sulle priorità del sistema istruzione: dall’eliminazione delle classi sovraffollate all’estensione del tempo pieno nella scuola primaria e prolungato nella secondaria di primo grado; ripristino del tempo scuola negato e dei laboratori nella scuola secondaria; incremento del personale ATA, in particolare per le segreterie, per i laboratori dove negli istituti comprensivi non ci sono assistenti tecnici) per l’assistenza e la vigilanza laboratori.

Non si fa nessun cenno sull’organico COVID che avrebbe dovuto essere stabilizzato o quanto meno reintrodotto come annunciato dagli stessi partiti di maggioranza in campagna elettorale. Ricordiamo che parliamo di circa 700 posti di lavoro persi in un solo anno, con conseguenti criticità scaricate sulle scuole della provincia.

Ci sono tutte le ragioni per scioperare il 15 dicembre e far sentire la voce della scuola, che continua a essere penalizzata con la riduzione di risorse e di organici e svilita quotidianamente con operazioni ideologiche e retrive, che nulla hanno a che fare con la crescita del nostro sistema formativo e con l’esigenza di garantire alle studentesse e agli studenti una scuola pubblica di qualità>.