Aca, al via processo per presunto giro di tangenti

Processo al via, in Tribunale a Pescara, per le presunti tangenti all’Aca. Oggi in aula il testimone chiave, l’imprenditore aquilano Claudio D’Alessandro: “Di Cristoforo mi disse che se non avessi corrisposto una percentuale sugli appalti non avrei vinto le gare e i lavori sarebbero andati ad altri”.

 

“Il senso di ciò che mi disse la prima volta Ezio Di Cristoforo è che se non avessi corrisposto una percentuale sugli appalti, non avrei vinto le gare e i lavori sarebbero andati ad altri”. Così questa mattina l’imprenditore aquilano Claudio D’Alessandro, testimone chiave nel processo sulle presunti tangenti all’Aca che vede imputati Ezio Di Cristoforo e Lorenzo Livello, rispettivamente ex presidente e attuale direttore tecnico dell’azienda di gestione del servizio idrico, con le accuse di corruzione e turbativa d’asta, per fatti risalenti ad un periodo compreso tra il 2010 e il 2013. D’Alessandro, che come altre figure coinvolte ha scelto di patteggiare, per l’accusa avrebbe corrisposto all’ex presidente dell’Aca tangenti per 50 mila euro e si sarebbe impegnato a pagarne altre per un valore di 48 mila euro. Furono proprio le sue rivelazioni a mettere nei guai Di Cristoforo e Livello. L’imprenditore aquilano ha illustrato le modalità di consegna delle presunte tangenti: “Sempre in contanti, dentro una busta chiusa o all’interno di un giornale e solo una volta in un cesto di Natale. Versavo il 5% o il 6% dell’importo aggiudicato, ma non c’era una percentuale fissa e di tanto in tanto, a seconda delle disponibilità, pagavo 2mila o 4mila o 7mila euro. Eravamo sempre soli, il presidente ed io – ha rimarcato D’Alessandro -. A volte salivo nel suo ufficio nella sede dell’Aca, a volte andavo in un supermercato di sua proprietà a Montesilvano, altre volte a casa sua a Bolognano”. Sarebbe stato lo stesso Di Cristoforo, in varie occasioni e tramite altre persone, a sollecitare i pagamenti. “C’era una serie di ditte con le quali avevo dei rapporti di collaborazione e di scambio, e alla fine erano sempre quelle stesse ditte ad aggiudicarsi gli appalti – ha confermato D’Alessandro -. Sapevo in anticipo, dal presidente, che stava per partire una gara e ogni volta fornivo a Di Cristoforo una lista con i nomi delle imprese da invitare, con le quali stipulavo degli accordi sui ribassi da proporre”. Proprio sulla composizione di queste liste sarebbero avvenuti dei contatti tra D’Alessandro e Livello. “Ad ogni modo – ha precisato il testimone – con Livello non avevo lo stesso rapporto che avevo con Di Cristoforo”.